Il gruppo Facebook - 6000 Sardine Sardegna - è nato poche settimane fa e ha già quasi 25mila iscritti. Sabato scorso in piazza Garibaldi a Cagliari il flash mob ha richiamato una folla enorme. "Non ce l'aspettavamo, eravamo ottimisti ma pensavamo sarebbero venute 3mila persone. Invece ce n'erano più del doppio. Segno che tanta gente vuole un'altra politica", dice Lorenzo Caddeo.

Si presenti.

"Ho 23 anni, sono di Guspini, studio Architettura all'Università di Cagliari. Mi sono sempre impegnato nell'associazionismo, in particolare nella difesa dei diritti civili".

E ora ci sono le Sardine.

"Abbiamo lanciato il gruppo su Facebook, ci sono Francesco Piseddu e Chiara Scalzia, miei coetanei, più Riccardo Schiana, cinquantenne di Oristano che sta in Veneto. Com'è cominciata? Abbiamo guardato da subito con simpatia a quello che è accaduto a Bologna e ci siamo detti: 'Perché non lo facciamo anche noi?'. Così Francesco si è messo in contatto con Mattia Santori, il fondatore, e io mi sono dedicato al buon funzionamento della pagina, a scremare, al tipo di contenuti da condividere".

Ricevete insulti e critiche?

"Sì, molto spesso. Ci dicono che non siamo indipendenti, che non lottiamo contro il sistema, che siamo troppo moderati, smidollati, banali, improvvisati, annacquati dallo spritz, fighetti. Ma non ci preoccupa, l'avevamo messo in conto, sono i tempi che corrono".

Mantenete i contatti a livello nazionale?

"Certo, sentiamo Mattia, lo teniamo aggiornato, abbiamo comunicato a lui l'idea di organizzare il flash mob. Cerchiamo di seguire le loro linee guida, ma abbiamo ampia libertà, i contenuti locali li decidiamo noi. A noi interessano le questioni dell'Isola".

Chi c'era in piazza?

"Persone di ogni età e di tutte le fasce sociali, giovani e anziani, lavoratori e disoccupati, operai e insegnanti. È stato molto bello, c'era uno spirito cordiale e collaborativo. Il successo dell'iniziativa è la conferma del fatto che questo movimento riesce a scuotere le coscienze, che c'è sete di politica concreta, trasparente e inclusiva, non di proclami e slogan. C'è il desiderio di mettersi in gioco, di essere cittadini informati e consapevoli. Le Sardine sono coraggiose: vogliono parlare di merito in un periodo storico in cui i problemi, anche quelli che abbiamo da decenni, vengono scaricati sugli ultimi arrivati, gli immigrati".

L'obiettivo è una candidatura?

"Assolutamente no. Non abbiamo la presunzione di dire che abbiamo la caratura per guidare tante persone, però le Sardine hanno la forza per chiedere una politica che metta al primo posto l'ascolto, la coscienza e il pensiero critico. Senza indirizzi partitici".

C'è chi vi piace e chi no.

"In piazza c'erano persone che votano dalla destra moderata al centrosinistra ai Cinque Stelle".

Nel mirino c'è Salvini.

"Anche noi abbiamo scritto 'Cagliari si sLega', ma il problema non è Salvini in sé, ma quello che scatena la sua comunicazione. Tutto è semplicistico, non si entra mai nella sostanza delle cose. Noi vogliamo andare oltre".

A Roma è scoppiato il caso CasaPound, in vista dell'appuntamento in piazza San Giovanni.

"Credo che l'apertura a Casa Pound sarebbe una contraddizione, il movimento delle Sardine è antifascista, antirazzista, contro l'autoritarismo: quindi coloro che hanno simpatie per il fascismo non c'entrano nulla. Per noi la base è il dialogo, il fascismo è la negazione del dialogo, è pensiero unico".

Ora cosa succede?

"Dopo la piazza molti ci hanno detto che vorrebbero parlare di Zes, zona franca, insularità in Costituzione, metano, flotta sarda, legge urbanistica e utilizzo delle coste. I cittadini vogliono risposte e desiderano fermarsi a riflettere: certi programmi si possono veramente realizzare? Quanto ci costeranno? Porteranno benefici veri alla collettività? Quali sono i tempi di realizzazione? Le Sardine sono la richiesta di una politica migliore. Abbiamo aperto una casella mail per raccogliere suggerimenti, prima di Natale ci incontreremo di nuovo e decideremo tutti assieme come procedere".

Cristina Cossu

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