Stop al capo politico, più democrazia interna e passaggio della proprietà della piattaforma Rousseau da Davide Casaleggio al Movimento 5 Stelle.

Sono i punti più importanti della "Carta di Firenze", studiata dai dissidenti M5S che si sono riuniti domenica scorsa nel capoluogo toscano per preparare un documento da sottoporre ai vertici.

La "Carta di Firenze" è online da mezzanotte, e non è un caso che sia stata diffusa nel giorno in cui il Movimento compie dieci anni.

"Il nostro cuore batte ancora per M5S, siamo quelli che da sempre parlano con le persone per strada, sotto la pioggia o sotto il sole cocente, mettendoci al servizio della nostra comunità ai banchetti e nelle piazze", si legge.

Durissima la critica alla "metamorfosi" subita dal Movimento: "In nome di una fraintesa responsabilità abbiamo rinunciato ai nostri principi identitari. Riceviamo per strada e sul Web accuse sempre più sferzanti sulle promesse non mantenute e sui compromessi al ribasso. La nostra coscienza di attivisti si ribella e ci impone di riportare il Movimento al pieno rispetto dei suoi valori con perseveranza e coerenza".

Poi le proposte, riunite in cinque punti. Si chiede la convocazione di un'assemblea nazionale per avviare una riforma dello statuto che passi per il "superamento della figura del capo politico mediante l'introduzione di organi elettivi e collegiali a livello nazionale, provinciale e regionale, che abbiano l'autorità di intervenire nella gestione dei conflitti interni".

Si tratta del punto più importante, in cui viene messo in discussione il ruolo di capo assoluto ricoperto da Luigi Di Maio.

Ecco gli altri punti: la proprietà di Rousseau passi al Movimento, "assicurando la massima trasparenza della piattaforma, in particolare verso le richieste di accesso all'anagrafe degli iscritti e verificabilità degli esiti delle consultazioni".

Si chiede poi maggiore trasparenza sulle spese dei portavoce, quindi il "miglioramento di Tirendiconto"; maggiore coerenza con le principali battaglie identitarie e territoriali del M5S (si pensi a Tap, Tav, Ilva, solo per nominare alcune promesse disattere); la formulazione di un nuovo codice etico, "unico e inderogabile, che imponga il pieno rispetto del mandato elettorale e disciplini la sovrapposizione tra nomine in società pubbliche o private e cariche elettive, scongiurando conflitti d'interesse in qualunque forma".

(Unioneonline/L)
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