Giuseppe Luigi Cucca è uno dei tredici senatori che ha deciso di lasciare il Pd e di seguire Matteo Renzi nell'esperienza di Italia Viva.

Ha sciolto le riserve solo ieri mattina.

Non era convinto al cento per cento?

"Francesco Bonifazi mi ha chiamato per dirmi che il giorno dopo Renzi avrebbe annunciato la fondazione del nuovo partito, poi ho parlato con Matteo. Intendiamoci, era nell'aria e ne avevamo già discusso, ma non mi aspettavo una tale velocità".

Quindi si è preso qualche ora.

"È stata una decisione travagliata, sono nel Pd da sempre e ci lascio un pezzo di cuore. Mi auguro che non venga mai meno il rapporto umano che ho con gli amici dem".

Ma alla fine ha scelto Renzi. Perché?

"Le condizioni che si erano create nel Pd non mi hanno lasciato alternative: il partito era sempre più incartato su se stesso, sulle questioni correntizie, e distratto su questioni locali decisamente importanti, in particolare per la Sardegna e per Nuoro".

A Zingaretti l'ha fatto notare?

"Ho chiesto un colloquio con lui per sei mesi, volevo parlargli della difficile situazione del Pd a Nuoro, delle europee, ma non mi ha mai richiamato. Mi sono sentito solo".

Un senatore del Pd che non riesce a comunicare col segretario del Pd. Anche con Renzi funzionava così?

"Quando era segretario e chiamavo, se non poteva rispondere subito, richiamava dopo un'ora. A ogni modo, sarei ingiusto se non riconoscessi le difficoltà che Zingaretti ha dovuto affrontare, ma se un senatore insiste per questioni contingenti, penso anche alla nomina dei sottosegretari, ci sarà un motivo".

Non ha avuto voce in capitolo?

"Le scelte sui sottosegretari sono state assunte in solitudine. Io avevo proposto di recuperare qualcuno dei non eletti nel 2018: ho fatto i nomi di Silvio Lai, Ignazio Angioni, Caterina Pes, Giovanna Sanna".

Nessuno degli altri parlamentari sardi ha fatto la sua scelta. Come mai?

"Nessuno si è trovato nella condizione di dover decidere. Io per due notti non ho dormito perché sapevo di dover arrivare a una decisione".

Ha avuto paura di non essere ricandidato nel Pd alle prossime politiche?

"Non sono andato via dal Pd in cerca di nulla, ma all'inseguimento dell'ideale della politica che ho sempre avuto e cioè quello di un servizio per la collettività. E poi chi mi conosce sa che io non ho il problema di dover campare dalla politica: grazie a Dio ho un posto dove andare, una scrivania costruita da me e posso riprendere serenamente la mia attività".

Che novità porterà Italia Viva?

"Mi auguro l'impegno nell'interesse comune. Da tempo sostengo che la politica debba essere più vicina alla gente, in grado di capirne i bisogni. Oggi c'è serve un agire differente e noi vogliamo fare un partito frizzante, allegro e nuovo. La parola d'ordine è scendere in campo tra le persone e rendersi attrattivi ascoltando i problemi".

Hanno insistito perché rimanesse nel Pd?

"Tanti colleghi mi hanno invitato, anche in modo pressante, a restare. La senatrice Cirinnà, con cui ho lavorato spesso e della quale sono amico, mi ha scritto un messaggio: ti prego pensaci, dove sei arrivato lo devi al tuo lavoro".

Come spiegherà il cambiamento ai suoi elettori?

"Dirò solo che ho agito con coscienza".

Roberto Murgia
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