"Abbiamo firmato un contratto che va rispettato da entrambi i contraenti, se qualche esponente del governo non crede in quello che stiamo facendo allora è un rischio per i cittadini prima di tutto".

Non le manda a dire all'alleato leghista Luigi Di Maio, dopo le frizioni sul reddito di cittadinanza inasprite ieri da una dichiarazione di Giorgetti resa pubblica in occasione dell'imminente uscita del libro di Bruno Vespa.

In un'intervista al Corriere il leader pentastellato rivendica la "chiarezza" del suo partito: "Il reddito di cittadinanza, come abbiamo detto, sarà operativo nei primi tre mesi del 2019. Se vedo un problema non è nelle risorse o nelle norme, ma quando qualcuno non crede in quello che stiamo facendo".

Il sottosegretario a Palazzo Chigi in quota Carroccio ha anche affermato che con la flat tax "l'atteggiamento Ue e dei mercati sarebbe stato diverso". Frase a cui Di Maio replica in maniera piccata: "Hanno fatto loro una scelta politica. Sono le loro scelte per la legge di bilancio. Io sono soddisfatto delle mie, se loro non sono soddisfatti delle loro non dipende da noi".

Di Maio ha parlato anche di manovra e del rischio di sanzioni da parte di Bruxelles: "Noi siamo disposti a fare passi in avanti verso l'Ue, ma se il tema è mettere in discussione il reddito di cittadinanza o il superamento della Fornero non c'è rilievo che tenga. Non credo si arriverà alle sanzioni, non ci sono i presupposti. E sono convinto che il premier Conte e il ministro Tria sapranno spiegare alla Commissione la bontà della manovra".

Poi, sul monito di Mattarella: "La sua attenzione è anche nostra, teniamo alla salvaguardia degli interessi italiani. Quello che ha detto il Capo dello Stato è ragionevole: è chiaro che con la Commissione Ue è importante avere un dialogo, ma non arretriamo di un millimetro".

Di Maio chiude su quelle che in questi giorni sono le note dolenti del Movimento 5 Stelle. Parliamo del Tap e della Tav Torino Lione. Sul gasdotto pugliese il Movimento ha fatto marcia indietro rispetto a quanto promesso in campagna elettorale, provocando le proteste - anche clamorose - dei militanti della zona. E sull'alta velocità non vuole fare la stessa fine.

"Non ho paura di perdere consenso per il gasdotto Tap. Siamo stati sinceri, la realizzazione dell'opera non può essere imputata a noi. Con lo screening delle carte che abbiamo potuto fare solo una volta arrivati al governo ci siamo resi conto che il prezzo da pagare sarebbe stato troppo alto".

Quanto alla Tav: "Il contratto prevede la ridiscussione del progetto, abbiamo inserito questa possibilità perché sapevamo che qui non ci sono rischi di risarcimento. Voglio precisare che non siamo contro l'alta velocità, ma non ritengo la Torino-Lione un'opera strategica per il Paese, mentre penso alla Napoli-Bari e all'alta velocità in Sicilia".

(Unioneonline/L)

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