Ancora ritardi nell'esecuzione della pena nel caso ThyssenKrupp.

Uno dei due manager tedeschi condannati per il rogo ha fatto ricorso alla Corte costituzionale federale tedesca e la sua pena è stata temporaneamente sospesa.

"E' un'offesa ai nostri figli e per l'Italia - dice Rosina Platì, mamma di una delle sette vittime del rogo -. Vogliamo che il governo e il sindaco di Torino ci accompagnino in Germania. È una barzelletta: ogni volta ci dicono che è l'ultimo ricorso, invece...".

Deve quindi ancora attendere la richiesta di giustizia dei famigliari delle vittime dell'incidente sul lavoro, avvenuto nello stabilimento dell'acciaieria di Torino nel dicembre di tredici anni fa, ribadita nella lettera che nei giorni scorsi il premier Giuseppe Conte ha consegnato alla cancelliera Angela Merkel.

Proprio oggi Harald Espenhahn avrebbe dovuto entrare in carcere, in regime di semilibertà come l'altro condannato, Gerald Priegnitz, che ha già iniziato a scontare i cinque anni della pena inflitta in via definitiva in Italia. Ha presentato ricorso alla Corte costituzionale federale tedesca e la sua pena è stata temporaneamente sospesa, fino ad un massimo di sei mesi.

Il manager lamenterebbe la violazione del "principio del giusto processo e del diritto al contraddittorio", perché durante il processo italiano mancava la traduzione in tedesco di alcuni documenti. Per il manager, inoltre, "la condanna non ha fornito prove di una concreta negligenza individuale".

La Corte costituzionale federale tedesca è il più alto organo di giudizio previsto dalla legge tedesca. L'ultimo gradino al quale si possono appellare i condannati per far valere i propri diritti. E le sue sentenze fanno spesso giurisprudenza. "Abbiamo scritto al ministro Bonafede - conclude Rosina Platì, che lo scorso 26 giugno avevano incontrato il premier Conte a Palazzo Chigi - Pretendiamo risposte anche dal governo italiano".

(Unioneonline/F)
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