L'amministrazione Usa ha presentato formalmente la documentazione per ritirare il Paese dall'accordo di Parigi sul clima, rottamando così un altro dei capisaldi dell'eredità di Barack Obama.

Ma così facendo si è messa contro gran parte della comunità internazionale, a partire dagli alleati europei.

Anni e anni di lavoro e negoziati internazionali, che avevano portato nel 2015 a un'intesa firmata da 200 Paesi, gettati all'aria.

"Gli Usa hanno ridotto tutti i tipi di emissioni, i risultati parlano da soli. Noi abbiamo scelto un modello realistico e pragmatico, un approccio che si basa sul ricorso a un mix di fonti energetiche e tecnologie efficienti", ha detto il segretario di Stato Mike Pompeo.

Trump non ha mai fatto mistero di non credere al cambiamento climatico, che per lui è una "bufala". L'accordo di Parigi è da lui ritenuto un ostacolo allo sviluppo: troppo costoso per le imprese americane, metterebbe a rischio migliaia di posti di lavoro nei settori ritenuti inquinanti. Ha aspettato che passassero i tre anni dopo i quali non valgono più le severissime clausole previste dall'intesa. Ci vuole ora un anno per completare la procedura, dunque l'uscita definitiva scatterebba a fine 2020, dopo le presidenziali: ed è qui che sono riposte le speranze di molti, se Trump non venisse rieletto tutto potrebbe cambiare.

Al di là delle questioni tecniche, la decisione di Trump crea un ulteriore profondo solco tra gli States e l'Europa, che va aggiungersi al ritiro dall'accordo sul nucleare e ai dazi.

La risposta europea arriva da Macron, che stringe l'asse con Pechino. Domani il presidente francese e il suo omologo cinese Xi Jinping firmeranno a Pechino un documento congiunto sulla "irreversibilità" del patto sul clima.

"Se vogliamo rispettare l'accordo di Parigi, dobbiamo migliorare i nostri impegni sulla riduzione delle emissioni e confermare nuovi impegni per il 2030 e 2050.In tal senso la cooperazione tra Cina e Ue è decisiva", ha dichiarato Emmanuel Macron.

(Unioneonline/L)
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