L'ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, in carcere dall'aprile dell'anno scorso per una condanna per corruzione e riciclaggio, ha detto che non intende chiedere il beneficio della semilibertà, malgrado la Procura responsabile dell'inchiesta Lava Jato abbia indicato che ne ha diritto, perché vuole essere scarcerato solo avendo dimostrato di essere al "100% innocente".

In un messaggio su Twitter, Lula ha rilanciato un'intervista, nella quale ribadisce che non chiederà né la semilibertà né gli arresti domiciliari collegati con la sua condanna - confermata in due gradi di processo, e successivamente ridotta a 9 anni dal Supemo Tribunale di Giustizia - perché è "conscio del ruolo che sto giocando e della canagliata che mi hanno fatto", sottolineando che "voglio uscire da qui, innocente al 100%, come sono entrato.

La task force dell'inchiesta anticorruzione ha inviato alla giudice Carolina Lebbos, responsabile dell'esecuzione della sentenza inflitta all'ex presidente, un parere favorevole alla concessione della semilibertà, in base alla parte della pena di prigione già scontata (pari ad almeno un sesto del totale, come indica il sistema brasiliano) e alla buona condotta del detenuto.

Lula, che è rinchiuso nel comando della polizia federale di Curitiba, è stato condannato nel caso noto come "il triplex di Guarujà", nel quale è stato dichiarato colpevole di aver ricevuto un appartamento di lusso come ricompensa per il trattamento di favore dato a una azienda edilizia dal suo governo.

L'ex capo di Stato, inoltre, è stato condannato a 12 anni e 11 mesi da un tribunale di primo grado nel cosiddetto "caso di Atibala", nel quale è accusato di aver ricevuto una proprietà nell'entroterra di San Paolo, pagata da varie aziende private come ricompensa per i contratti, con forte sovraprezzo, ottenuti dalla petrolifera statale Petrobras.

Il caso è attualmente all'esame di un tribunale d'appello.

(Unioneonline/F)
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