Una vera e propria "bomba" scuote il Brasile. A lanciarla il giornalista statunitense Glenn Greenwald, quello che nel 2007 divulgò le carte dell'ex talpa della Cia Edward Snowden.

Greenwald, che guida il sito investigativo The Intercept, sostiene che i giudici avrebbero tolto Lula di mezzo per evitare che tornasse al potere, favorendo così l'attuale presidente Bolsonaro.

A supporto della sua tesi, ha pubblicato le intercettazioni sul processo che ha portato in carcere l'ex presidente e leader della sinistra brasiliana.

Dai dialoghi emerge un lavoro congiunto di pm e giudici, in particolare di quel Sergio Moro che ha emesso le condanna per Lula e tanti altri politici. E che oggi è ministro della Giustizia nel governo Bolsonaro.

È Moro che indica le piste da battere ai pm, che coordina le strategie dei procuratori, e dalle intercettazioni emerge come gli stessi inquirenti avessero "seri dubbi sul fatto che vi fossero prove per condannare Lula".

Un lavoro congiunto tra procura e magistrati che è contrario ai principi del diritto penale.

Ci sono poi le tante "considerazioni politiche" che si scambiano i magistrati di Coritiba, parlando degli effetti del loro operato su Lula e sul partito dei lavoratori.

E mentre Intercept promette altre clamorose rivelazioni, Moro si autoassolve dicendo di non aver fatto nulla di illegale.

Il Brasile, intanto, si divide sugli effetti della clamorosa rivelazione. Quello ai danni di Lula e del partito dei lavoratori può essere considerato un golpe? Ancor di più alla luce del fatto che Sergio Moro è l'attuale ministro di Bolsonaro? La sinistra chiede di annullare il processo che ha portato alla condanna dell'ex leader, e c'è anche chi invoca le dimissioni di Moro. La destra minimizza, e accusa la vecchia politica - Lula in testa - di manovrare i media per fermare il rinnovamento.

Vi ricorda qualcosa?

(Unioneonline/L)
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