La situazione epidemiologica da Covid-19 continua a peggiorare e in Italia si registra un Rt di circa 1,7.

Lo ha detto il direttore del dipartimento Prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza, commentando il consueto monitoraggio dell'Iss e aggiungendo che attualmente "abbiamo oltre 500 casi per 100mila abitanti e quasi tutte le regioni italiane sono pesantemente colpite".

Nel periodo 15 - 28 ottobre 2020, si riscontrano valori medi di Rt superiori a 1,5 nella maggior parte delle Regioni e superiori a uno ovunque.

Quello che spaventa sono i ricoveri ospedalieri: "Notiamo una tendenza all'aumento e soprattutto c'è un incremento per quanto riguarda i ricoveri in terapia intensiva e questa situazione giustifica l'adozione di interventi più restrittivi soprattutto nelle regioni più colpite. E naturalmente necessita dell'adozione di comportamenti prudenti da parte di tutti i cittadini".

"Per le Regioni/PA classificate a rischio moderato con una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese - si legge nel dossier - data l'elevata trasmissibilità e la probabilità elevata di un imminente passaggio alla classificazione di rischio alto, si raccomanda di considerare di anticipare rapidamente le misure previste per il livello di rischio Alto ed il corrispondente scenario come riportato nel documento 'Prevenzione e risposta a Covid-19'".

LE REGIONI - Dopo tre giorni di rinvii, la cabina di regia del ministero della Salute aggiorna quindi il monitoraggio sulla situazione epidemiologica in Italia e il ministro Roberto Speranza firma le ordinanze con cui Abruzzo, Basilicata, Liguria, Toscana, Umbria e la provincia di Bolzano finiscono in una fascia diversa e con maggiori restrizioni rispetto ad una settimana fa.

Se Vito Bardi non esclude misure ancora più restrittive per la Basilicata e fa appello al "senso di responsabilità dei lucani affinché abbiano atteggiamenti responsabili", e quello della Toscana Eugenio Giani parla della necessità di fare "sacrifici ora per uscirne il prima possibile", il presidente della Liguria Giovanni Toti si dice "perplesso" visto che i numeri "sono più o meno simili a quelli della scorsa settimana".

Anche se è lui stesso a confermare come gli ospedali della regione siano "sotto forte pressione". Dubbi anche dalla governatrice dell'Umbria Donatella Tesei, secondo la quale la Regione "si è attrezzata e portata avanti con il piano di salvaguardia", installando anche un ospedale da campo. Ma pure lei deve ammettere che "purtroppo l'evoluzione e i numeri straordinari di questa seconda ondata stanno facendo cambiare i colori a tante regioni e con molta velocità".

Le misure scatteranno da mercoledì 11 novembre.

I NUMERI - Se il trend epidemico rimarrà quello attuale, i medici si attendono un raddoppio dei ricoveri nei prossimi 7 giorni in tutto il Paese.

Le terapie intensive, afferma il presidente dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac) Alessandro Vergallo, "sono già sotto pressione. A fronte di ciò e dell'assenza di una medicina territoriale, la proposta di lockdown nazionale avanzata dalla Federazione degli Ordini dei medici - rileva - è a questo punto ragionevole".

I ricoveri ospedalieri e dunque anche quelli in terapia intensiva, dice, "purtroppo aumenteranno fino a quando le misure più restrittive dell'ultimo dpcm non porteranno gli auspicati effetti positivi". Dunque, "a trend epidemico invariato, finora abbiamo visto appunto un raddoppio dei casi in media ogni 10 giorni".

Se "pensiamo pertanto ad una proiezione a breve termine, la situazione appare al limite. Le terapie intensive iniziano ad essere in crisi per il superamento della soglia limite del 30% di posti letto occupati per malati Covid", ma la crisi "riguarda l'intero sistema ospedaliero". Tale situazione, secondo Vergallo, "è dovuta anche al fatto che la Medicina del territorio, che coinvolge circa 50mila medici di base, non sta funzionando".

(Unioneonline/D)
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