"Il telefono, la tua voce" recitava una vecchia réclame. Tutti ricorderanno la ragazzina della pubblicità dell'allora compagnia telefonica "Sip" che chiedeva al suo fidanzato "Mi ami, ma quanto mi ami? E mi pensi? Ma quanto mi pensi?". E come dimenticare Massimo Lopez che, in una lunga serie di spot, utilizzava il telefono come ultima ancora di salvezza prima che venisse eseguita la sua condanna alla pena capitale? "Una telefonata allunga la vita", si chiudeva così ogni spot girato dal regista Alessandro D'Alatri, una frase che oggi più che mai è diventata d'attualità. Già, in queste giornate di reclusione forzata, soprattutto per gli anziani, il telefono è diventato l'unico mezzo per non essere tagliati fuori dal mondo. Serve per poter parlare con i figli, magari da un letto della casa di riposo. Serve per ordinare la spesa e i farmaci a domicilio, ora che soprattutto alle persone anziane è fortemente sconsigliata qualsiasi uscita per scongiurare il più possibile il rischio del contagio da Covid-19. Serve per poter chiedere aiuto, se ci si trova da soli, in difficoltà. E serve per poter trovare una voce amica, con cui parlare, quando lo sconforto è troppo duro da affrontare, mentre la tv racconta il dolore di una nazione e del mondo intero davanti a un nemico che per ora pare invincibile.

Ora provate a pensare per un attimo a una vita senza linea telefonica in queste giornate. Non ci riuscite? Provate, se trovate la linea, a chiederlo agli abitanti di Calasetta. Già, in questo paese che si affaccia sul mare di una delle due isole del Sulcis, da un anno si convive con un problema assurdo: in gran parte del centro abitato il telefono non funziona quasi mai e quando funziona la linea è eternamente disturbata.

Il Municipio di Calasetta (archivio L'Unione Sarda)
Il Municipio di Calasetta (archivio L'Unione Sarda)
Il Municipio di Calasetta (archivio L'Unione Sarda)

Un anno fa, anzi, esattamente 14 mesi fa, sembrava un problema tecnico, fastidioso ma risolvibile. All'epoca c'era ancora la vecchia giunta comunale guidata da Antonio Vigo e già in quelle prime settimane di disservizio gli amministratori fecero sentire, ma invano, la protesta del paese. Basta sfogliare i giornali di un anno fa per ricordare i mille disagi. Soprattutto all'interno della cinta urbana, il segnale delle varie compagnie di telefonia mobile aveva iniziato ad essere debolissimo. In certe giornate era (ed è tutt'oggi), impossibile stabilire un contatto, ma anche quando la chiamata partiva, la conversazione non durava che pochi secondi. Inutile la raccolta di firme, le promesse ricevute di una pronta risoluzione, il problema mese dopo mese si era fatto più forte al punto che il tema della telefonia in tilt era diventato uno dei principali della campagna elettorale della scorsa primavera.

Dopo le elezioni, vinte da Claudia Mura, i problemi sono continuati e, con l'arrivo dell'estate, i disagi si sono allargati coinvolgendo anche i turisti. In questo lungo anno (e due mesi) si è parlato a lungo di un disturbo radio legato nell'installazione di vari ripetitori; si sono ripetuti i sopralluoghi, quattro, dei tecnici del Mise per capire quale fosse l'origine del problema, si è detto che la situazione è stata peggiorata dal fatto che molti privati si sono dotati di dispositivi di amplificazione del segnale. Ma anche disinstallando tanti amplificatori il problema non è stato risolto. Ora forse la situazione potrebbe migliorare perché finalmente dovrebbe essere installato il ripetitore di una compagnia in una zona alta del paese, ma fino ad allora per poter telefonare senza che il segnale risulti disturbato, occorrerà andare all'ingresso del paese, o nelle strade di campagna intorno al paese o al porto.

In giornate in cui l'appello alla pazienza è quotidiano diventa difficile in questo paese di 2.800 anime essere pazienti. I calasettani sono persone che non si buttano giù, stanno affrontando i disagi quotidiani con grande dignità, si stanno facendo in quattro per aiutare i compaesani che in queste giornate dell'emergenza Coronavirus iniziano a non farcela più; hanno dato vita a una catena di aiuto-aiuto, con la spesa sospesa e altre formule di solidarietà, ma non li si può condannare al silenzio e all'isolamento nell'isolamento. Se esiste il modo per ridare voce ai loro telefoni - e certamente deve esistere anche se un paese così piccolo non fa gola alle grandi compagnie, qualcuno deve trovarlo. E subito.
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