Clamorosa svolta nelle indagini sulla rapina contro il parroco don Vincenzo Pirarba con la denuncia di un giovane per la rapina e di una zia che lo avrebbe ospitato prima e dopo il colpo in un'abitazione vicina a quella del religioso. Recuperata anche parte della refurtiva.

La rapina era stata consumata il 7 maggio a Tortolì. Dopo le indagini i carabinieri della compagnia di Lanusei hanno fatto irruzione in una casa dove - sulla base di altre precedenti emergenze investigative - si riteneva avesse dimorato il giovane che visto entrare nell'abitazione del sacerdote per la rapina. L'attività, che ha visto impegnati oltre cinquanta uomini dell'Arma dei Carabinieri di Lanusei e di Tortolì, unitamente alle Squadriglie di Arzana e Lanusei con il supporto dello Squadrone eliportato Cacciatori di Abbasanta, ha consentito di rinvenire, ben nascosta, parte del "bottino", tra cui un borsello cosiddetto "portaviatico" contenente oggetti sacri e strumenti per la liturgia.

Gli oggetti, mostrati a don Pirarba dai carabinieri di Lanusei, sono stati riconosciuti come di sua proprietà.

In tal modo si stringe il cerchio intorno almeno ad uno degli autori del reato, il giovane che si sa avere dimorato, il giorno della fatto e alcuni giorni precedenti, e la sera stessa della rapina, nella casa perquisita, per poi allontanarsene il giorno successivo.

Questi è stato iscritto nel registro degli indagati per il reato di rapina aggravata. La zia del giovane, che gli aveva fornito ospitalità, e nei cui confronti si è svolta la perquisizione domiciliare, è stata invece iscritta nel registro degli indagati per il reato di favoreggiamento personale, in quanto nei giorni immediatamente successivi al fatto aveva negato - contro quanto emergeva in modo evidente da altre prove in possesso degli investigatori - che il nipote si fosse trovato a Tortolì, e presso la sua casa, nel giorno del reato.
© Riproduzione riservata