Una perizia (postuma) sulle condizioni psico-fisiche di Michela Deriu, un accertamento affidato a uno specialista per fornire al giudice e alle parti nuovi elementi sul dramma consumatosi in un appartamento di La Maddalena, il 4 novembre 2017. La Procura di Tempio sembra essere orientata a chiedere una nuova importante integrazione del fascicolo aperto sul suicidio della ragazza. Il dato è emerso a margine dell'udienza davanti al gup Caterina Interlandi. Ieri, infatti, si è aperto il procedimento a carico di Mirko Campus, 24 anni, e Roberto Costantino Perantoni, 29, di Porto Torres, accusati di avere fatto circolare un video che ritrae Michela Deriu (22 anni, barista di Porto Torres) durante un rapporto sessuale con due persone. Secondo la Procura di Tempio, la presunta diffamazione aggravata contestata ai due giovani per la diffusione del video hard, determinò un turbamento tale da portare Michela al suicidio. Insieme alla diffamazione, ai due amici della presunta vittima viene contestato di avere provocato la morte della barista, «come conseguenza di altro reato».

Ieri il processo è stato rinviato al 26 giugno per un impedimento dell'avvocata Sabina Piga, che difende una delle persone sotto accusa. Ma sono emerse alcune novità e altri elementi sulla tragica vicenda della barista. Le indagini sul suicidio (Michela si è tolta la vita nella casa di un'amica a La Maddalena) sono state condotte dai Carabinieri di Olbia e Porto Torres, coordinati dall'allora procuratore di Tempio, Gianluigi Dettori. Ieri in aula, c'era il pm Mario Leo. Il dato rilevante è che la Procura intende approfondire il caso, puntando su un accertamento nuovo e di una certa complessità. Ossia, una perizia che fornisca un quadro esauriente sulle condizioni psichiche della vittima nel periodo che ha preceduto il suicidio. Un'operazione difficile, che può essere effettuata con un lavoro su tutti gli atti del fascicolo, in particolare gli sms, i biglietti e l'altro materiale, lasciati dalla ragazza.

Gli sms mandati da Michela Deriu sono documenti di fondamentale importanza per il processo. Ieri è arrivata la conferma dell'acquisizione di diversi messaggi che la ragazza invia a uno degli imputati, manifestando il suo disagio e chiedendo conto della diffusione a Porto Torres del video che la riguardava. La giovane, dopo avere saputo della circolazione delle immagini, esprime la sua sofferenza. Il destinatario dei messaggi, risponde e nega di avere mostrato il video. Agli atti ci sono anche le testimonianze di almeno cinque persone che confermano di avere visto le immagini in uno smartphone. Testimonianze raccolte dai Carabinieri, che nel novembre del 2017 sentirono un centinaio di persone.

La famiglia Deriu, rappresentata dall'avvocata Arianna Denule, conferma la volontà di costituirsi parte civile. Mirko Campus e Roberto Costantino Perantoni, 29, di Porto Torres, difesi dagli avvocati Agostinangelo Marras, Letizia Forma e Sabina Piga, continuano a respingere le accuse del pm.
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