"Non ho ricevuto nessuna telefonata dall'aldilà, il mio amico è morto", dice lo scienziato Gianluigi Gessa, che ieri sull'Unione Sarda ha scritto la storia della fine della vita di Giuseppe Bartholini, 86 anni, suo collega (ha ideato il farmaco per la cura del Parkinson), educazione religiosa e grande cultura, amante del mare della Sardegna, dei boulevard parigini e dei sigari cubani, che ha scelto di andarsene con l'eutanasia in Svizzera. Un gesto che fa discutere e divide. Con il 78% degli italiani (secondo Eurispes) favorevoli e la Chiesa fermamente contraria.

I NUMERI - La storia dell'anziano medico è quella di tantissimi malati terminali. "Riceviamo dalle 90 alle 100 telefonate alla settimana, da gennaio 2017 a oggi 136 nostri associati hanno raggiunto l'obiettivo, a marzo avevamo anche due sardi pronti a partire, uno della provincia di Nuoro l'altro di Olbia", dice Emilio Coveri, presidente di Exit-Italia, onlus che dà informazioni per contattare i centri di Berna, Basilea, Zurigo e Ginevra. "Proponiamo il testamento biologico, con le volontà sulla fine della propria esistenza. Volontà da attuarsi solo in caso di malattia grave e irreversibile. Il diritto insomma di decidere per se stessi, di morire consapevolmente con serenità e senza atroci sofferenze, purtroppo in esilio".

I COSTI - L'operazione costa 10mila euro, viaggio escluso. "Nella Confederazione elvetica la Dignitas ha ambulatori molto belli, tra il verde, dove si fa il suicidio assistito, cioè deve essere il malato a compiere l'ultimo gesto e prendere il composto chimico che lo ucciderà, anche a costo di premere un pulsante con la bocca. In Belgio, Olanda e Lussemburgo c'è invece l'eutanasia attiva", spiega Coveri.

I PASSI - Il testamento biologico deve essere inviato insieme con le cartelle cliniche. Una commissione medica si riunisce, valuta la richiesta e accerta l'impossibilità di guarire. A quel punto si decide la data, i medici svizzeri devono provare a far desistere il paziente, che può cambiare idea in qualsiasi momento, se la decisione è definitiva si procede.

LE LEGGI - "Da tempo noi della Exit-Italia chiediamo una legge che regolamenti l'eutanasia e il suicidio assistito in Italia, ma manca la volontà politica", prosegue Coveri. "Per ora c'è soltanto la '219', una soluzione che consente di staccare la spina nel caso in cui il malato è incapace di intendere e di volere. Insomma, per non fare la fine di Eluana Englaro, ma non basta".

IL SACERDOTE - Ettore Cannavera, prete di frontiera, ha parlato di questo tema nei giorni scorsi in un convegno a Oristano: "La mia posizione è differente rispetto a quella ufficiale della Chiesa, e per questo sono stato anche ripreso dal vescovo. È vero che Dio ci ha donato la vita, ma noi ne siamo responsabili. La vita non è solo biologia, è relazione, quando un essere umano non è più in grado di comunicare, oppure è malato terminale e decide per il suicidio assistito, penso sia giusto lasciarlo andare e rispettare la sua volontà".

IL PROCESSO - Il radicale Marco Cappato, ex eurodeputato e tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, è sotto processo per aver accompagnato nel 2017 dj Fabo in Svizzera a morire. La Corte costituzionale ha dato tempo al Parlamento fino al 24 settembre 2019 per colmare un vuoto, sottolineando che "l'attuale assetto normativo sul fine vita lascia prive di adeguata tutela determinate situazioni costituzionalmente meritevoli di protezione".
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