L'elezione di Andrea Frailis alla Camera è un fatto piccolo e grande, nuovo, con un interessante rumore di fondo che va ascoltato e interpretato. Non è una questione (solo) di crollo dell'affluenza e passo falso dei partiti di governo, c'è ben altro, qualcosa di profondo che va percepito e compreso.

Il primo tono che si sente, batte forte, riguarda la qualità della persona: nessuno può mettere in dubbio le qualità umane, l'integrità e le idee nobili di Frailis, un uomo di sinistra, equilibrato, mai settario, un giornalista serio e non serioso, un uomo che conosce l'amicizia e l'ironia, una figura con una grande e sana passione per la politica. Frailis rappresenterà al meglio la Sardegna, di questi tempi non è un fatto scontato, è più facile che accada il contrario, che arrivi in Parlamento il mediocre.

La seconda vibrazione che si coglie è un legamento della prima: il candidato conta, non ci sono soltanto "nominati" e quest'elezione lo dimostra. Frailis rappresenta la speranza che si possa tornare presto a una legge che restituisce lo scettro all'elettore. Il governo che ama definirsi "del popolo" sia coerente e proceda con la riforma elettorale. Gli italiani devono poter valutare, pesare, chi corre per il seggio. A Cagliari questo è stato possibile per la "prossimità" dei candidati, la corsa ristretta, la sfida breve e intensa.

La terza nota è quella che suona la città di Cagliari, una meraviglia del Mediterraneo, con una storia di grande tradizione e stupefacente innovazione.

Non bisogna mai dimenticare che cosa è stata l'antica Karalis e che cosa è ancora oggi, l'importanza della sua università e dei centri di ricerca, una fucina di intelligenze che sono in giro per il mondo, il ruolo di primo piano che questa città ha nel settore dei media e della tecnologia che ha cambiato la contemporaneità, l'industria digitale. In questo spazio si muove la figura del sindaco, Massimo Zedda. Anche qui, siamo di fronte a una singolarità: Zedda è di sinistra, ma egli è soprattutto l'aggregatore di quello che a Roma non riesce più a unirsi, un sintetizzatore di suoni che altrove sono un frastuono privo di partitura. Quello che (per ora, i cicli politici vanno e vengono) è smarrito a livello nazionale - la sinistra - a Cagliari esiste, è in campo, ha una figura di riferimento nella "forza tranquilla" di Zedda. È un elemento di scenario di cui tenere conto.

La quarta nota è la lettura strategica del risultato del voto e qui sentiamo almeno due accordi: quello dell'impegno dei leader in Sardegna e l'impatto sui partiti di governo. Non bisogna fare dell'elezione di Frailis un paradigma, ogni voto ha una sua storia, ma ci sono dei fatti che restano sul taccuino, vediamoli. La corsa del voto a Cagliari ha visto in campo Matteo Salvini, Luigi Di Maio, Silvio Berlusconi, tutti i leader, segno che quel seggio era tutt'altro che una "questione periferica", ma un tassello importante dell'equilibrio parlamentare di oggi e soprattutto di domani. Ebbene, nessun leader ha spostato un solo voto, semmai li ha persi. E avevano già votato in Consiglio dei ministri quota 100 e reddito di cittadinanza. La folla che ha salutato Matteo Salvini non si è trasformata in plebiscito, il comizio di Luigi Di Maio è diventato un deserto nell'urna (perfetto epilogo dopo il penoso pasticcio della defenestrazione di Mura), il vuoto di Silvio Berlusconi è rimasto vuoto. Il crollo dell'affluenza si è riversato tutto sulle loro spalle, un macigno.

Ha vinto Andrea Frailis, il candidato. Anche la coalizione di sinistra è venuta dopo la persona che correva per il seggio alla Camera, le sigle sono state diluite, prima viene l'uomo e poi le forze che lo sostengono. Questo elemento va tenuto in primo piano per le elezioni regionali del 24 febbraio. È ovvio che si tratta di un'altra partita, ci sono altre regole, certamente vi sarà un effetto di trascinamento più intenso delle forze di governo, il centrodestra avrà un'altra dimensione e i Cinque Stelle (forse) godranno di un sostegno diverso che domenica è mancato clamorosamente, la partita è aperta. Proprio per queste ragioni si coglie il timbro, il carattere di una nota, la più intensa: si vince mettendo al centro del proprio racconto la Sardegna, la persona, le leadership "straniere" sono importanti per l'immaginario, ma vengono dopo, qui la politica parla in limba e questa nota, l'ultima che è la prima, è il suono inconfondibile di casa, il più bello, quello che ci rende differenti, unici, speciali, sardi.

Mario Sechi

(Giornalista, direttore di "List")
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