Riti e pratiche funebri prima di Turris.

Lo studio degli scheletri e della trapanazione cranica a cura della archeologa e antropologa fisica, nonché direttrice dell'Antiquarium, Maria Letizia Pulcini.

L'appuntamento è per domenica 10 novembre alle 18 presso il museo Antiquarium Turritano per un evento intitolato "Su mortu mortu. Riti e pratiche funebri prima di Turris. Riflessioni sul cranio trapanato di Su Crucifissu Mannu e altri casi noti in Sardegna".

Esperti e archeologi cercheranno di rispondere alle domande su quali fossero i riti funerari prima della fondazione della antica colonia romana di Turris Libisonis.

Informazioni che si possono desumere anche dallo studio degli scheletri.

Sembra anche che il fare buchi nel cervello sia stato un procedimento incredibilmente diffuso e trans-culturale, praticato nell'antichità.

È difficile fare ipotesi su quale tipo di significato rivestisse la trapanazione in queste società prelitterate, anche se la sua ubiquità fa pensare che la procedura fosse impiegata in risposta ad un ampia gamma di problemi diversi.

Oltre che per curare ferite di tipo traumatico alla testa e malattie mentali, archeologi e storici hanno ipotizzato che fosse forse eseguita per scopi religiosi, tipo esorcizzare demoni da menti ritenute possedute.

Gli strumenti utilizzati in queste rudimentali operazioni andavano da rocce appuntite e affilate a lame di ossidiana lavorata.
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