La pandemia ha fatto una vera e propria strage nel mercato dell'auto. Marzo non era andato certamente bene, ma gli effetti del lockdown si sono sentiti nelle concessionarie soprattutto ad aprile con un crollo verticale delle vendite. Secondo i dati forniti dagli uffici del Pubblico registro automobilistico, gestito dall'Aci, le pratiche lavorate sono state appena 12.835 contro le 66.890 dell'aprile dello scorso anno. Le immatricolazioni sono risultate praticamente inesistenti, con un calo dei passaggi di proprietà (al netto delle cosiddette minivolture, i trasferimenti temporanei a nome del concessionario in attesa della vendita al cliente finale) del 92% rispetto allo stesso mese del 2019. Per i motocicli, per i quali la primavera è sempre un momento molto florido, si parla addirittura del 94% in meno rispetto a dodici mesi fa. In sostanza, secondo i dati forniti dall'Aci, le nuove iscrizioni o i passaggi di proprietà riguardano soprattutto auto aziendali destinate al noleggio che dovevano essere necessariamente immatricolate in questo periodo per questioni fiscali oppure le auto usate, visto che per ogni cento autovetture nuove in Italia, 126 sono state invece quelle acquistate nel mercato di seconda mano. Cambiano gli acquisti Se nel primo trimestre dell'anno, poi, si era assistito a un buon trend di vendita per quanto riguarda le vetture ibride o elettriche, la pandemia ha fatto fare un deciso passo indietro. Il 49,9% delle auto immatricolate, infatti, è alimentato da un motore diesel, mentre il 43% a benzina e solo il restante 7% riguarda mezzi green. Un fenomeno dovuto forse anche alla forte discesa del prezzo dei carburanti in seguito alla crisi del petrolio sui mercati internazionali. Soprattutto per quanto riguarda le utilitarie a basso consumo, infatti, il costo dei mezzi elettrici o ibridi è ancora piuttosto alto nonostante gli ecobonus, per cui il crollo dei valori di gasolio e benzina rende più appetibili le auto tradizionali, per giunta con bassi livelli di consumi.

I modelli più acquistati La conferma di questo trend arriva dalla classifica dei mezzi più apprezzati dal mercato nell'ultimo mese. In cima alla graduatoria delle auto più vendute in Italia, nello scenario da profondo rosso di aprile, resta la Fiat Panda anche se i numeri sono da brivido: 470 unità acquistate contro le 30 mila del trimestre da gennaio a marzo. Un vero disastro. Al secondo posto la piccolina di casa Renault, la Zoe, che ha messo insieme 366 immatricolazioni, davanti alla Jeep Compass, al terzo posto con 214 esemplari, seguita poi da Renegade (176) e Fiat 500 X (162).

Nella top ten anche la Opel Corsa (139 acquisti), la Peugeot 208 (130), la Citroen C3 (121), la Fiat Tipo (120) e la Peugeot 3008 (117). Nessuna immatricolazione invece ad aprile per Maserati, Ferrari, Aston Martin e Infiniti, segno che in questo momento si guarda soprattutto al concreto, e quindi alle utilitarie. Per i sogni è meglio aspettare.

Il documento In questo quadro, proprio ieri, l'Automobile club d'Italia, l'Anfia (Associazione nazionale della filiera automobilistica) ma anche i sindacati di categoria hanno dato vita per la prima volta a un'inedita alleanza per chiedere con forza incentivi per il settore. Un grido d'allarme e di disperazione per trovare una via d'uscita da questa inedita situazione. "Dopo un primo bimestre 2020 con volumi già in descrescita rispetto al 2019, l'emergenza coronavirus e il conseguente lockdown hanno praticamente azzerato il mercato di auto, veicoli commerciali e industriali nei mesi di marzo e aprile; la prima decade di maggio ha visto un crollo degli ordinativi. Le prime stime prevedono che il mercato 2020 registrerà drastici cali: per le sole autovetture si parla di circa 500.000 immatricolazioni in meno rispetto al 2019", si legge nel documento. Oltre a questo il blocco degli ultimi due mesi ha immobilizzato migliaia di veicoli destinati ad arrivare nelle concessionarie dalle case produttrici. Tradotto significa che l'invenduto rischia di bloccare l'attività delle fabbriche, con il rallentamento della ripresa delle attività produttive, scrivono produttori e sindacati, "con i conseguenti rischi occupazionali lungo tutta la filiera che, ricordiamo, rappresenta circa il 10% del Pil italiano e impiega oltre 1.200.000 di lavoratori".

Da qui la richiesta di continuare nell'azione di decarbonizzazione del mercato, puntando dunque sui modelli nuovi, ma allo stesso tempo con un occhio rivolto alla salvaguardia complessiva del settore. Come? Con "incentivi per la rottamazione e l'acquisto di auto e veicoli commerciali ecocompatibili e per lo sviluppo infrastrutturale". In sostanza, si chiedono incentivi che permettano di rinnovare il parco auto circolante, non solo assicurando bonus a chi acquista auto elettriche o ibride, ma anche modelli tradizionali con basse emissioni, e soprattutto spingendo perché le case automobilistiche puntino su un ampio piano di blocco dei processi di delocalizzazione che hanno caratterizzato negli anni scorsi le attività produttive. Le case automobilistiche, grazie a incentivi e sostegno pubblico, secondo produttori e sindacati, avrebbero così la liquidità necessaria non solo per andare avanti ma anche per riportare nei singoli Stati di appartenenza l'intera filiera produttiva, assicurando così nuove prospettive al settore nel vecchio continente. Ora non resta che capire se i governi europei, a iniziare da quello italiano, prenderanno in considerazione queste proposte per salvare il mercato dell'auto da una crisi mai vista negli ultimi decenni.

Giuseppe Deiana
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