Disseminare consapevolezza per guarire il Pianeta. Divulgare "buone pratiche" per affrontare i cambiamenti climatici, fare rete per capire meglio come trasformare l'emergenza in risorsa. «L'attività di disseminazione portata avanti da Interreg Adapt,un programma europeo per la mitigazione dei cambiamenti climatici, è un modo per condividere, attraverso convegni, workshop e tavole rotonde i progetti realizzati fino ad oggi in ambito di cambiamenti climatici, con il resto dei territori sardi - spiega il sindaco di Solarussa Mario Tendas - un'occasione per fare rete e affrontare insieme i problemi legati al dissesto idrogeologico». Interreg ha scelto Solarussa, paese che ancora porta le ferite dell'alluvione di 6 anni fa, per mettere a confronto quattro esperienze realizzate in Liguria, Toscana e Corsica. Sul tavolo il programma sperimentale Adapt di Oristano , "Trig Eau" di Solarussa, il progetto "Retrolags" di Alghero e "Proterina 3 evolution", un piano regionale di Protezione civile portato avanti dall'Anci. Esperienze da imitare, semi di buone pratiche, si spera infestanti, dai quali ci si aspettano distese di consapevolezza, non solo a livello amministrativo. I cambiamenti climatici riguardano l'intera popolazione e tutti possono fare qualcosa per rendere il territorio più capace di affrontare le emergenze «ma soprattutto di trasformare le disgrazie in opportunità», spiega Tendas.

IL CLIMA - «La temperatura della Terra sta aumentando - spiega Andrea Motroni, del dipartimento meteoclimatico dell'Arpa - e le precipitazioni sono in diminuzione. In realtà stiamo andando verso la siccità e la desertificazione, anche se , paradossalmente ci stiamo organizzando per affrontare episodi alluvionali. Il problema vero infatti è che le piogge hanno assunto in questi ultimi anni un andamento incontrollabile e sono difficili da analizzare. Gli squilibri di temperatura tra terra e mare stanno creando quelle che ormai tutti chiamano "bombe d'acqua", cioè precipitazioni molto imponenti, in fasce orarie ridotte». Eventi che creano emergenze complesse e causano spesso vere e proprie tragedie.

LE ALLUVIONI - Il problema esiste, naturalmente, se messo in rapporto con gli insediamenti umani. L'uomo, nei secoli, ha creato insediamenti in aree a rischio, ha tombato canali che dovevano restare aperti, ha utilizzato materiali inadeguati.

«Il motivo dell'alluvione a Solarussa, come in tanti altri centri dell'Isola, è legato all'esplosione di un canale tombato - continua Tendas - I progetti per ripristinare la situazione ci sono, ma la burocrazia purtroppo rallenta gli interventi, ci sono milioni già stanziati, ma ancora niente di fatto».

Anche nel caso dell'alluvione di Terralba il problema era legato ad un canale tombato. L'imponente portata d'acque scesa dal Monte Arci, e confluita nel rio Mogoro, nel novembre del 2013, ha trovato un imbuto che ha fatto tornare indietro l'onda e sommerso mezza cittadina.

ADEGUAMENTO - Il processo di mitigazione dei cambiamenti climatici è molto lento e non riguarda solo canali e infrastrutture. «Va dalla riduzione delle emissioni, all'uso di energie alternative, alla modifica dei nostri comportamenti - spiega Giovanni Satta, responsabile del settore Cambiamenti climatici e Sostenibilità ambientale della Regione - l'adattamento è mondiale ma per raggiungere gli obiettivi che i grandi protocolli si prefiggono bisogna partire dal basso, cioè dalle regioni. La Sardegna è una delle prime in Italia in fatto di adeguamento e sviluppo sostenibile e sta trascinando molti altri territori».

ORISTANO - Anche Oristano si allaga e, attraverso il programma europeo Adapt, sta portando avanti un discorso a più livelli: «Dal coinvolgimento delle scuole e dei cittadini, all'organizzazione di workshop sull'uso di materiali alternativi, più consoni ad affrontare il pericolo alluvioni», spiega Gian Luigi Matta, responsabile del progetto e del trasferimento delle cosiddette buone pratiche in altri contesti. «Asfalti permeabili, pavimentazioni drenanti, vasche di laminazione che raccolgono le acque trasformando appunto l'emergenza in risorsa».

Nella fattispecie il progetto interesserà la zona del Foro Boario, la cosiddetta Pratza e 'bois , in via di ristrutturazione grazie al piano di interventi di Oristano Est. Con i finanziamenti europei di Adapt, si cercheranno di evitare i consueti allagamenti della piazza,uno dei punti più critici della città. Una vasca di laminazione verrà realizzata sotto l'intera area e , oltre a far defluire le acque meteoriche, funzionerà da serbatoio di raccolta per l'irrigazione del verde urbano.

SOLARUSSA - Anche il progetto pilota "Trig eau", (che ha partner importanti come l'università di Genova e il Santissima Annunziata di Pisa) prevede l'uso di materiali innovativi che permettono all'acqua di penetrare nel terreno senza creare ristagni. L'esperimento verrà realizzato in via Deledda, la strada più colpita dagli allagamenti. .

ALGHERO - Alghero non ha solo il problema delle piogge, ma anche delle mareggiate a per mandare tutto il sistema sott'acqua. Alghero ha capito che per sopravvivere ai cambiamenti climatici è necessario tornare all'uso di materiali antichi:

CONTRATTI DI FIUME - Ma mentre l'europa incentiva progetti e porta avanti programmi per educare ai cambiamenti climatici, la Sardegna ancora aspetta i progetti regionali di adattamento ai cambiamenti climatic,i messi sulla carta all'indomani delle alluvioni del 2013: i cosiddetti "Contratti di Fiume".

«Si fa prima a mandare in porto un progetto europeo, che un piano regionale». Mario Tendas non le manda a dire. Il sindaco di Solarussa, come tanti altri amministratori dei paesi alluvionati dell'Oristanese, attende da sei anni di vedere realizzati i progetti ma «la burocrazia ci sta uccidendo» commenta. Con un clima così bizzarro non è bene aspettare: ogni anno si spera che non succeda quello che è accaduto nel 2013 e, ad ogni anniversario della tragedia, ci si chiede perché ancora i progetti non siano partiti.

Per i lavori di mitigazione sono già stati impegnati 20 milioni per la riva destra del Tirso e 60 per i paesi sui versanti del Monte Arci.

Una delle opere più attese a Uras e Terralba è il raddoppio del cosiddetto Canale delle acque alte, quello che nel 2013 ha causato l'onda che ha sommerso Uras e si è poi riversata nel rio Mogoro.

«I rallentamenti sono dovuti alle scale di valori su cui si lavora - spiega Giorgio Bravin, ingegnere idraulico che sta seguendo i progetti del Consorzio di Bonifica - il problema è che i Comuni interessati alla raccolta dei dati non sono partiti da una base univoca per i conteggi e quindi i primi tre anni di lavoro si sono persi cercando di trovare un punto comune». Non è così facile lavorare sulla mitigazione del rischio alluvioni, continua Bravin: «Il problema non ha solo risvolti ambientali, ma anche sociali e colpisce interessi non solo idraulici, ma anche economici: bisogna cercare di mettere tutti d'accordo». Ma qualcosa inizia a muoversi: dei primi 60 milioni impegnati, 17 sono già stati stanziati e a breve dovrebbero iniziare i lavori. Anche il contratto della Riva destra del Tirso has quasi finito il suo iter e sta per andare in porto. Lo assicura il commissario del Consorzio di Bonifica, Cristiano Carrus, che ha comunque iniziato a ripulire tutti i canali di competenza del Consorzio in 25 comuni dell'Oristanese.

Nel 2020 si ricorderà Cleopatra per la settima volta nella speranza che non capiti un'altra tragedia di quella portata: meglio non scoprire se il territorio sarebbe pronto ad affrontarla.
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