In Italia, nel corso del triennio 2017-2019 sono stati sciolti, al 25 novembre, 463 comuni: tra questi ben 58 per infiltrazioni della criminalità organizzata, ossia il 12%. Dopo anni di calo, dunque, il dato è tornato in doppia cifra.

È quanto si legge nel report di Openpolis "Fuori dal Comune", prima uscita dell’osservatorio sui Comuni e gli enti sciolti e commissariati.

In Sardegna, si legge nel dossier, sono cinque gli scioglimenti attualmente in corso: Siamaggiore, Lodè, Maracalagonis, Musei e Tempio Pausania. In nessun caso la causa è da attribuire a infiltrazioni criminali.

Centonove in totale in Italia: in testa c'è la Calabria, con 26 Comuni in fase di scioglimento, 14 in Campania e 11 in Sicilia, Puglia e Lombardia. Solo uno nelle Marche e in Toscana.

Le cause degli scioglimenti possono essere diverse: a parte i casi di decesso, decadenza o grave impedimento del sindaco, la ragione è spesso di natura politica, come le dimissioni del sindaco o della maggioranza dei consiglieri. Oppure è dovuta a problemi di cattiva gestione, come l’incapacità di approvare il bilancio nei tempi dovuti. O ancora, nell’ipotesi peggiore, all’infiltrazione della criminalità organizzata nei gangli dell’amministrazione.

Anche questo dato cambia a seconda delle regioni: nel mezzogiorno oltre la metà degli scioglimenti in corso (53%) ha come causa delle infiltrazioni criminali. Nel centro-nord la metà dei commissariamenti ha come causa un motivo politico. In questo momento nell'Italia settentrionale non si registrano commissariamenti per mafia, anche se negli ultimi mesi sono state costituite 3 commissioni di accesso in altrettante amministrazioni del Veneto e della Valle d’Aosta.

La Calabria è la regione più colpita da casi di infiltrazioni mafiose nelle istituzioni locali: 117 commissariamenti nell’intero periodo 1991-2019 (9 dei quali annullati dai giudici amministrativi), mentre in 51 casi la procedura di accesso si è conclusa con un'archiviazione.

(Unioneonline/D)
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