Proviamo a dirla come nessuno dei due interessati ammetterà mai che sia andata.

L'accordo con Bruxelles è stato sottoscritto così: l'Italia ha fatto finta di fregare l'Europa e l'Europa ha fatto finta di farsi fregare.

Ovvio che nessuno dei due contraenti possa ammettere questa spiacevole verità: perché a Bruxelles Moscovici e Junker sarebbero scotennati dai rigoristi dei paesi del nord Europa e dai falchi tedeschi, e se a Roma Giuseppe Conte (regista e padre dell'accordo) cantasse vittoria dicendo questa verità scatenerebbe una reazione ritorsiva che farebbe saltare il tavolo da gioco.

Quindi stiamo ai fatti: giusto o sbagliato, con l'intesa che è stata siglata restano in piedi i tre provvedimenti-simbolo di questa manovra.

Quello sulle pensioni con Quota 100, quello sul reddito di cittadinanza e la cosiddetta mini-Flat Tax al 15% che (ridendo e scherzando) viene sempre trascurata, ma riguarda 900mila persone con partita Iva.

Bene, il grande dubbio del giorno dopo è questo: dove è avvenuto il famoso ultimo taglio che ha portato il saldo complessivo al 2.04% di deficit?

Le corrispondenze da Bruxelles che citano gli sherpa della commissione ci dicono questo, l'Italia ha accettato di tagliare i famosi tre miliardi che mancavano dalle due misure simbolo: Quota 100 e reddito.

E spiegano: il reddito infatti partirà dopo la data in cui era stato effettivamente previsto, e questo produrrà un risparmio sulla cifra totale stanziata, che avrebbe dovuto coprire tutto l'anno.

Lo stesso ragionamento si fa per le pensioni: grazie ad alcuni accorgimenti come le cosiddette finestre di uscita e grazie al fatto che è previsto il divieto di cumulo tra reddito e lavoro fino a 67 anni (l'età in cui si andrebbe comunque in pensione con la Fornero) è stata ridotta la spesa prevista per il primo anno a 4,5 miliardi di euro.

Quanto alla mini-Flat Tax cancellerà tutte le altre detrazioni e di fatto allargherà il regime dei minimi a tutti coloro che con partita Iva dichiarano da 30 a 65 mila euro: chiunque si trovi tra questi, dunque, deciderà se vuole aderire o meno (in questo caso rinunciando a ogni detrazione), così come deciderà se andare in pensione o meno (a seconda della sua convenienza), esattamente come chiunque sia nel bacino dei 5 milioni più povero deciderà se "autodenunciarsi" o meno, con la registrazione digitale e con la presentazione dell'Isee che sono necessari per essere accreditati e avere attivata la card con il reddito (che probabilmente sarà un anonimo postamat).

Morale della favola: il trucco che solo a prima vista non si vede, è stato questo. I ministri e i sottosegretari del governo gialloverde raccontavano già da due mesi la versione light dei loro tre provvedimenti, mantenendo in manovra dei saldi che in realtà comprendevano dei margini più alti.

E quando si è chiuso l'accordo non hanno fatto altro che ridurre le erogazioni alla misura di quello che già stavano raccontando da tempo.

Poi c'è un po' di fumo: ad esempio questo fantomatico gettito di 3 miliardi (!) che il governo scrive di voler incassare dalla cessione di patrimonio pubblico prevalentemente immobiliare.

Una previsione come minimo ottimistica (scommetterei che fra 12 mesi questi soldi non ci saranno) e che comunque ha un valore relativo, visto che le vendite di patrimonio vanno a ridurre il debito ma non il deficit sul corrente.

L'ultimo trucco è questo: la revisione del Pil stimato in manovra dall'1,5 allo 0.9% ha ridotto di mezzo punto il gettito atteso, ma anche la correzione richiesta da Bruxelles, dello 0.2%.

Quindi nessun terremoto, e soprattutto niente retromarce: il governo ha fatto muro per preservare i suoi due provvedimenti-bandiera nella forma in cui li aveva raccontati, non certo in campagna elettorale ( dove si parlava di reddito Universale e di quota 100 senza vincoli!), ma negli ultimi due mesi quando i conti erano già circoscritti ai vincoli del Def.

Possibile che a Bruxelles non se ne sia accorto nessuno? Ovviamente no, perché questo è tecnicamente impossibile.

Pierre Moscovici è stato in questi panni di negoziatore, dall'altra parte del tavolo, per buona parte della sua vita: ovvero non dalla parte del gatto, ma del topo, quando non rappresentava la commissione, ma i governi socialisti francesi che dovevano disinnescare le procedure di infrazione per deficit.

Moscovici i trucchi li conosce tutti, al pari di Junker, uomo di numeri e di cavilli procedurali e finanziari. Potranno piacere o meno, certo non sono degli sprovveduti.

L'Europa - quindi - ha fatto finta di non vedere ciò che al governo serviva per salvare l'essenza delle sue promesse. Il governo ha fatto finta di non cambiare le sue posizioni e ha accettato onerose clausole di salvaguardia (per 9.5 miliardi) ma aveva già costruito la ridotta su cui voleva trincerarsi.

Il tempo dirà, tra i due contrattatori illusionisti, chi ha messo in scena meglio il suo gioco di prestigio.

Luca Telese

Giornalista, autore televisivo
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