La Madonna delle Grazie, che salvò Nuoro dalla terribile peste del 1812, torna in soccorso della città sotto assedio, come tutta l'Italia, del coronavirus.

Il vescovo Antonello Mura rinnova il voto alla Vergine che per tutti i nuoresi era consacrato alla storia, non certo all'attualità. Di fronte al Covid-19 che sta mettendo in crisi l'ospedale San Francesco, uno dei fortini anti contagio, la Chiesa nuorese invoca la Madonna delle Grazie con una novena straordinaria, senza attendere il momento della festa solenne del 21 novembre, giornata in cui la città ogni anno si ferma per rinnovare la gratitudine alla Vergine. Una devozione popolare diffusa in tutta la Barbagia, che si riversa alle messe per i nove giorni della novena e per la festa attorno al santuario delle Grazie. Da sempre è anche momento di profondo coinvolgimento civile. Il sindaco in fascia tricolore guida, non a caso, la processione dei 19 ceri, in rappresentanza degli antichi rioni, che lasciano il municipio e durante la messa più solenne vengono deposti uno ad uno ai piedi della statua della Vergine.

Ora, senza canti e sorrisi, la novena viene riproposta in una Cattedrale vuota, tra banchi deserti come succede in tutte le chiese d'Italia, aperte solo alla preghiera individuale.

, dice monsignor Mura, vescovo di Nuoro dallo scorso settembre. . Il messaggio del vescovo è accompagnato dalla solidarietà verso chi è in prima linea per battere il coronavirus, ovvero gli operatori sanitari, e i malati che ne patiscono direttamente le conseguenze. , riconosce il vescovo. Da qui l'idea di rinnovare il voto alla Madonna delle Grazie, invocata oltre due secoli fa quando la peste devastò la quotidianità del tempo. A distanza di 218 anni quella drammatica circostanza appare vicina più che mai. Non che Nuoro avesse mai dimenticato, anzi la festa delle Grazie è da sempre nel cuore della città. Ma certo non poteva immaginare che le vicende della storia potessero riproporsi con una terribile similitudine.

E allora la novena in onore della Madonna delle Grazie sarà recitata per la prima volta fuori stagione: non nell'abituale appuntamento di novembre, ma nel nome dell'emergenza incredibile in queste giornate difficili di marzo, dal 16 al 25, giorno in cui la Chiesa ricorda l'Annunciazione. Ogni sera alle 19.15 è prevista la recita del rosario, accompagnato dal suono delle campane delle parrocchie della città. Un modo per richiamare i fedeli, coinvolti in questo nuovo voto di fede alla Madonna delle Grazie. Non ci saranno i componenti delle confraternite con gli abiti d'orbace della tradizione a portare in mano i ceri votivi, come succede il 21 novembre di ogni santo anno, a ricordare la fine della peste del 1812. Neppure lo stuolo dei vigili urbani col gonfalone della città ad aprire il corteo che dal municipio va verso il santuario delle Grazie e si unisce alla processione religiosa che parte dalla Cattedrale con i sacerdoti del Capitolo e i loro paramenti solenni. Non ci sarà il canto del coro che ogni anno anima la celebrazione, neppure si potranno vedere le autorità civili e militari che da sempre riempiono i primi banchi della chiesa. Tanto meno l'atmosfera colorata delle bancarelle in via La Marmora. Ma un pensiero comune sì, la voglia di stare uniti facendo anche memoria di una città piegata dalla peste e comunque venuta fuori dalla tragedia del 1812. Un modo anche questo di reggere l'emergenza coronavirus pur con il suo carico incredibile e nefasto.
© Riproduzione riservata