A 77 anni è morto Stanislav Petrov.

Ai più il nome non dice nulla.

Eppure, il 26 settembre 1983, ebbe il merito - mai ufficialmente riconosciuto - di aver salvato il mondo dall'Olocausto nucleare.

Ex tenente colonnello della forza di difesa dell'Unione Sovietica, Petrov è deceduto a maggio, nella sua semplice e anonima casa alla periferia di Mosca.

La notizia, però, è trapelata solo ora, alla vigilia del 34esimo anniversario della sua eroica impresa.

Ciò che avvenne quel giorno è degno della trama di un film. Ma è accaduto davvero.

Petrov era di turno come responsabile del centro di controllo militare di Oko, deputato al monitoraggio delle attività nemiche. Tra i compiti della struttura, anche la vigilanza su possibili attacchi da parte degli Stati Uniti.

E, guarda caso, proprio quel giorno i sistemi iniziarono a segnalare il peggio: missili americani in viaggio verso il territorio russo.

In base al protocollo, Petrov avrebbe dovuto immediatamente attivare l'iter di contro-attacco, informando i superiori e innescando così il meccanismo di ritorsione.

A un suo ordine, anche l'Urss avrebbe fatto partire i suoi razzi, diretti contro gli Usa.

Ma Petrov attese, attese e attese. Qualcosa non gli tornava. Un'intuizione provvidenziale, figlia anche dell'analisi di alcuni "strani" parametri apparsi sui monitor, che impedì lo scoppio di un conflitto di proporzioni apocalittiche.

Sì, perché dopo qualche minuto fu chiaro che nessun missile era in volo verso la Russia.

Si trattava solo un madornale errore del sistema.

Petrov era riuscito a comprenderlo, salvando il mondo.

Le autorità russe, però, non lo premiarono mai. Anzi, lo misero ai margini: dopotutto aveva scoperto (e ridicolizzato) i più sofisticati sistemi militari, rivelando l'incredibile falla nel sistema di difesa.

La sua carriera militare proseguì nell'anonimato. Poi il prepensionamento e gli ultimi anni di vita, trascorsi nell'ombra, in una casa popolare.

Ma la verità venne presto a galla e qualche associazione volle celebrare le sue gesta, invitandolo negli Usa e consegnandogli un riconoscimento "a nome dei cittadini di tutto il mondo" per aver evitato la catastrofe.

Lodi che Petrov ha sempre accolto con assoluta modestia.

"Ho semplicemente fatto il mio lavoro", ebbe a dire una volta in un'intervista. "Anzi, non ho proprio fatto niente".

Menomale: perché se qualcosa avesse fatto, forse non saremmo qui a ricordarlo.

(Redazione Online/l.f.)
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