"Mio padre dormiva stretto accanto a me. Lo hanno preso all'improvviso, strappato al mio abbraccio, lo hanno portato via e poi gettato vivo in una Foiba del Carso".

È il ricordo di Elio Solinas, di origine usinese e residente a Gorizia, figlio di Giovanni Solinas, messo comunale del Municipio di Comeno in Slovenia e martire delle Foibe nel 1943.

Questa mattina, attraverso le parole del figlio scritte in una lettera, la comunità di Usini ha voluto ricordare il suo Martire, nella piazzetta a lui dedicata lungo la via Diaz. Una cerimonia commovente alla presenza del Sindaco Antonio Brundu, il vice sindaco Giovanni Antonio Sechi, il parroco don Luigi Casula, il maresciallo Giovanni Caneo, i ragazzi e docenti delle scuole medie e un cugino del Solinas.

Prima della posa della corona di fiori, il primo cittadino ha dato lettura dello scritto di Elio Solinas, impossibilitato a presenziare ma partecipe della cerimonia attraverso la rappresentanza di alcuni suoi parenti residenti a Usini.

La famiglia Solinas, da Gorizia, ha fatto recapitare una lettera nella quale si racconta la storia del dipendente comunale infoibato: "Sono pagine di storia che hanno coinvolto anche la nostra comunità - ha precisato il Sindaco - e delle quali non possiamo dimenticarci. Come per la Giornata della Memoria, abbiamo voluto rendere omaggio oggi al nostro concittadino, vittima della guerra, dell'odio e della volontà di prevaricazione dell'uno sull'altro".

Nella lettera, il figlio di Giovanni Solinas racconta la notte nella quale suo padre venne portato via di casa: "I titini si sono presentati a casa nostra - ha scritto Elio Solinas - e hanno portato via mio padre mentre dormiva accanto a me.

Dopo alcuni giorni siamo venuti a conoscenza che era stato gettato vivo, legato con filo spinato, in una Foiba". Il piccolo, insieme ai suoi quattro fratelli, era stato poi prelevato e caricato su un treno merci diretto in Germania. "Solo in un secondo momento - ha spiegato Solinas - e grazie all'aiuto di una signora a noi sconosciuta, siamo riusciti a scappare e ricongiungerci tempo dopo con nostra madre".

Storie di disperazione e di sofferenza che hanno colpito anche i ragazzi delle Scuole medie i quali, poco dopo, hanno continuato la lezione in classe con la visione del film "Esodo, La memoria negata". "La giornata dedicata alle Foibe, istituita di recente - ha spiegato ai ragazzi il vice sindaco Sechi - è fondamentale per conoscere le tante dinamiche di quel periodo storico e per riflettere sulle grandi atrocità sofferte dai nostri concittadini italiani. Agli studenti abbiamo ricordato che l'odio, la guerra e la violenza portano solo distruzione, disperazione e tragedia, come nel caso raccontato dal nostro compaesano".

Durante la cerimonia, è stata anche deposta una corona di fiori presso i Giardini Selis, adiacenti alla piazzetta Solinas, intitolati a Orlando e Paolo Selis, deceduti rispettivamente nel campo di concentramento di Mathausen (Austria) e ad Hani Grabonit in Albania. "Non vogliamo mescolare i fatti storici - ha precisato il sindaco Brundu - ma, vista la vicinanza dei due siti, abbiamo pensato di omaggiare con un fiore chi ha perso la vita in situazioni tragiche di guerra e violenza.

I "Selis" come il "Solinas", sono vittime di due pagine di storia certamente diverse ma purtroppo accomunate dall'unico denominatore che è rappresentato dalla prepotenza, dalla violenza e dalla guerra. L'odio e la malvagità non hanno colori politici così come i nostri cari, tutti vittime, nello stesso periodo, di un'unica matrice: la mancanza di pace".
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