M ario Draghi ha firmato il suo primo Dpcm. Il Covid muta, il Covid impazza, quindi non ci sono alternative ai provvedimenti restrittivi. Abbiamo trascorso il Natale dentro casa, immobili come i personaggi del presepe; trascorreremo la Pasqua dentro l'uovo. Attendevamo le parole del premier, ci siamo dovuti accontentare di quelle di Speranza e Gelmini. Il Drago parla poco. Però fiammeggia, come sanno Domenico Arcuri e Angelo Borrelli inceneriti. È stato un Dpcm senza sceneggiate, senza spettacolo. Abbiamo già nostalgia di un passato recente che sembra remoto. Nelle case c'era un'attesa ansiosa, che cominciava alle cinque del pomeriggio e terminava in ora tarda. La televisione interrompeva il programma in corso e compariva Lui. Sotto lo sguardo vigile di Casalino, defilato ma incombente, leggeva con voce stanca l'ennesimo Dpcm fresco di nottata. Poi si offriva ai giornalisti selezionati tra i meno impertinenti. Se ce n'era uno un po' curioso, si irritava. Il sottinteso era sempre lo stesso: Italiani, sto lavorando per voi, siate ubbidienti, non rompetemi il meccano. Il meccano, poi, glielo ha rotto Renzi. Rimasto orfano di potere, gli è andato in soccorso Grillo. Il Comico, travestito da astronauta, lo ha lanciato nell'orbita pentastellare: Conte 2021, odissea nello spazio.

TACITUS
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