O gni restrizione, ogni nuova misura, ogni più piccolo limite alla libertà personale è una sconfitta, un' ammissione di impotenza che riguarda prima di tutto la politica, la sua capacità di organizzare la società in sicurezza, di gestirla oltre la normalità quotidiana, di governare le emergenze. Da marzo si procede per tentativi sulla strada dei compromessi già segnata da battaglie perse e da effimere vittorie. Si va avanti a colpi di Dpcm o di ordinanze di Sindaci e Presidenti di Regione, il cui principale scopo sembra quello di tenere la gente a casa quanto più possibile, cercando di salvare capra e cavoli, la salute e l'economia ma anche le troppe responsabilità personali. Però da una parte si curano meno tutte le altre malattie e dall'altra aumentano i disperati senza soldi e senza lavoro, si vedono tragiche code di ambulanze davanti ai pronto soccorso, ci vogliono giorni per fare un tampone e altri per avere i risultati. Il problema sono le palestre e le piscine, sono i ristoranti e i bar ma non i parrucchieri e gli estetisti, sono i giovani nelle piazze ma non i negozi aperti, sono le cene ma non i pranzi. Insomma si procede a tentoni, una calda e una fredda, per tenerci lontano da un virus che non si sa dove si nasconda. Il posto più sicuro è a casa ma la nostra salvezza spegne il futuro di chi vive delle nostre uscite. Urge ritrovare il senso della misura o, per meglio dire, delle misure.

BEPI ANZIANI
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