« L 'adulto non crede a Babbo Natale. Ma lo vota». Se Pierre Desproges - autore della massima - fosse un candidato a sindaco alle prossime elezioni, lo voterei sulla fiducia. Gli accorderei perfino una recita di complimenti. Ne guadagnerebbero - almeno - l'umore e l'ironia.

Una delle condizioni che in Sardegna scatena più l'aspro diniego da riserva indiana presso la quale la cronaca - spesso - ci addita, è proprio la psicologia isolana espressa nelle urne comunali. I baffi di Peppone, la chierica di Don Camillo. Un teatrino esagitato che vede protagonisti i soliti attori noti.

Pare che i Comuni (l'ubicazione è indifferente trattandosi di un endemismo ben diffuso) godano più vita e vigore nelle settimane immediatamente precedenti l'elezione del nuovo primo cittadino di quanto non sappiano mostrarne nei lustri intercorrenti fra le urne.

Esaurito il contentino dell'abbrivio e il discorso inaugurale, si ritorna alla prammatica della normale amministrazione, come se il destino di un Comune, specie in questi tempi di incombente magra economica e nuova minaccia virale, siano affare da consiglio privato o decisioni da emendare senza adeguata informazione.

Quasi che la direzione di una comunità diventasse roba per pochi accoliti spesso in buone ambasce, che smontino e arrangino senza rendere conto del lavoro svolto. Eppure, i dati impietosi dello spopolamento, drammatici, inarrestabili, dovrebbero indurre a un profondissimo momento di riflessione generale ben prima di approssimarsi al seggio.

I l gran lavoro dell'Anci Sardegna, istituzione che non lesina impegno e impiega strenuamente sul campo le valide risorse umane, il cui presidente -Emiliano Deiana- incarna l'immagine del sindaco esemplare, per acume, impegno strenuo, onestà intellettuale - non basta a mitigare l'asprezza di certe osservazioni cui la lontananza mi sottopone almeno per confronto. Posto che in Sardegna vi sia un pesante ritardo nei servizi essenziali, insufficienti, malamente assistiti, i vizi del cittadino superano talvolta il normale senso civico. Occorre ripensare una dialettica all'insegna del coinvolgimento, giacché l'istituzione è - in prima istanza - espressione della volontà popolare.

E non abdico dal ritenere che nulla di buono possa risultare fino a quando in maniera seria, consensuale, programmatica, si rimettano i professionisti al loro ruolo di merito, lavorando a un serissimo progetto di rete globale che inserisca il territorio della Sardegna entro un contesto di scambi il cui valore dipenda dalla tipologia delle risorse locali. Di recente, invitato da una delegazione estera a guidare una visita alle bellezze dell'entroterra, fra le numerose domande, le più frequenti riguardavano la strategia adottata per valorizzare tesori la cui bellezza ha spesso ammaliato gli osservatori. All'ospite straniero, catturato dalle bellezze e sedotto dal valore umano delle comunità, è apparso assai singolare l'assenza di una sinergia che fungesse da tramite fra i Comuni, di modo che l'isolamento geografico divenisse valore turistico e da esso se ne potesse trarre un profitto. Ora che il mondo s'è gettato nella realtà virtuale e il numero delle corrispondenze ha definitivamente spezzato gli argini fisici, è impensabile agire come isole apparentemente felici, decontestualizzate dal sistema globalizzato che, piaccia o no, impone nuove regole e atteggiamenti ben più estensivi e concilianti. Senza adeguate risorse intellettuali, regole di trasparenza, coinvolgimento civico, continueremo a giacere nel ciclico gioco della caccia al colpevole. È facilissimo darla contro Briatore o qualunque istrione decidesse di improvvisare una teorica appartenenza sarda. Si tratta di valore. Quello economico. Finché i numeri daranno ragione alla logica del mercato, l'ideologo improvvisato piangerà sul piatto vuoto mentre punta il dito contro l'invasore. Abbiamo bisogno del mondo. Almeno quanto il mondo sarebbe un luogo più degno se la mappa dell'Isola apparisse completa. Non si tratta più di ideologie o di un semplice voto. Dove stiamo andando? Questo è il dilemma.

ANDREA MEREU

OPERATORE CULTURALE A LONDRA
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