P er lambire un sistema corrotto occorre qualcosa di più seriamente grosso che una serie di crisi dall'effetto dirompente ma circoscritto. Come un inquilino moroso nel condominio, indifferente allo sfratto esecutivo. Occorrerebbe approdare a una crisi generale che paralizzi tutti i sistemi del palazzo europeo generando quello che a titolo d'onore definiremmo l'“effetto nuraghe”, ovvero, l'esportazione totale degli inquilini migliori - aziende, individui, saperi - verso lidi ignari della farsa in atto ai danni degli affittuari.

Gli Stati europei gabellati devono costantemente aggiornare le difficoltà di base, adattandole di volta in volta con argomenti retorici utili a tenere a bada la protesta altrimenti inevitabile. Taranto, Venezia, la questione dei pastori. Finché la testa della rivolta è distratta con i proclami, oppure arginata con denunce generali, si può governare al netto delle ragioni europee liberando fra le nuvole la sagoma oscura di una manovra finanziaria dai possibili sviluppi atomici. Ma è davvero in maniera così sfrontata che la politica italiana vuole assolversi, applaudendo le piazze inscatolate di “sardine” col mirabile scopo di fare opposizione all'opposizione? Troppi paradossi generano ipocrisie imbarazzanti.

Una lezione arriva prontamente dall'Inghilterra. Non appena Sua Maestà la Regina ha “scoperto” il Duca di York - Principe Andrea e secondogenito - alle prese con uno scandalo imbarazzante nei risvolti e aberrante nelle motivazioni, lo ha immediatamente spogliato dei crismi mandandolo in esilio nell'attesa di giudizio. (...)

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