I critici lo considerano una manìa a tempo, destinata all'autoconsunzione. Ma Lillo Palmieri - un trentennio da direttore generale del circolo di Monte Urpinu e pietra angolare del tennis cagliaritano - la pensa diversamente: "Il padel è uno sport in crescita, i numeri lo confermano. La prima volta che ne sentii parlare fu almeno trent'anni fa. Una coppia argentina di amici mi disse: È eccezionale, vedrai che prenderà piede dappertutto. Infatti è cresciuto e si è sviluppato soprattutto in quel Paese, poi in Spagna. Ora anche in Italia. Non è ancora una disciplina planetaria ma ancora circoscritta a un certo numero di nazioni". Nei giorni scorsi lo stesso Angelo Binaghi, presidente della Federazione italiana tennis, s'è mostrato ottimista: "Siamo solo agli inizi, questo sport avrà una grande diffusione anche a Cagliari. La socialità è uno degli elementi di forza che attira nuovi giocatori".

Settantasette anni, attualmente responsabile marketing del circolo tennistico, Palmieri analizza con competenza il fenomeno che ha contagiato i cagliaritani, moltiplicando i campi e spingendo più di un imprenditore a immaginare progetti ambiziosi: "È un gioco molto facile. Un campo piccolo nel quale si muovono quattro persone, racchette molto maneggiabili. È una delle ragioni del successo. Durante le vacanze di Natale ho parlato con alcuni amici che vorrebbero promuoverlo in Svizzera".

È la versione moderna dei racchettoni da spiaggia?

"L'evoluzione di quella disciplina è il beach tennis, che però ha un tasso di difficoltà più elevato. Il padel è alla portata di tutti, non c'è neppure la rete alta che comunque è un impiccio".

È uguale al tennis?

"Molto più facile. È emblematico l'esempio delle palline necessarie per un match: in un campo da tennis se non si è bravi giocatori bisogna portare con sé moltissime palle. Nel padel ne basta una, che recuperi di volta in volta, senza fatica".

Lo soppianterà?

"Neppure per idea. Il tennis si gioca in tutto il mondo. Il padel è diverso, deve ancora trovare spazio in tanti Paesi dove non si pratica. E comunque trovo che il paragone continuo non sia corretto. Sono discipline diverse, ciascuna con la sua dignità e la capacità di attrarre nuovi giocatori".

Il successo è merito del blocco degli altri sport per il Covid?

"Di sicuro la chiusura delle palestre e le limitazioni anti coronavirus hanno aiutato la diffusione. Ma sono sicuro che una volta concluso questo periodo il padel continuerà a crescere e ad essere apprezzato".

Lillo Palmieri (foto archivio L'Unione Sarda)
Lillo Palmieri (foto archivio L'Unione Sarda)
Lillo Palmieri (foto archivio L'Unione Sarda)

Perché Cagliari ha sposato la nuova moda?

"Qui c'è una tendenza importante, in città ha trovato terreno fertile ma sarebbe ingiusto circoscrivere il fenomeno al capoluogo sardo. Nel Lazio, per esempio, è molto diffuso, così in Liguria, sta entrando alla grande in Emilia Romagna".

Può essere una carta importante per il turismo?

"Assolutamente sì. I grandi alberghi dispongono di almeno un campo da tennis: dovranno attrezzarsi per realizzare subito quello da padel. Chi verrà in Sardegna vorrà giocare soprattutto durante le vacanze".

P. S.

La Federazione italiana gioco padel (Figp.) è una costola della Federazione italiana tennis: ecco spiegato il percorso parallelo dei due sport. Il sito ufficiale della Fit ospita la cronistoria asciutta della disciplina che fissa l'anno zero al 1991: "In Italia nacque nel Febbraio, costituita da alcuni amatori con lo scopo di promuovere nel nostro Paese uno sport tale, che unisce le qualità del tennis ad una maggiore facilità di apprendimento e di gioco e ad un minore dispendio di spazio e strutture. La presentazione ufficiale del Padel avvenne quando, nel maggio del 1991, venne realizzato un campo di esibizione durante la manifestazione dello Sport Show, presso la Fiera di Bologna. Su questo campo si svolsero incontri fra le rappresentative di Spagna, Argentina e Italia. "Il debutto in società" riuscì magnificamente, lo sviluppo avvenne velocemente, e l'interesse fu subito elevato"
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