In un anno, molte cose – per non dire troppe – sono cambiate all’Olbia. Intanto, sono cambiate proprietà e presidente, col club gallurese passato nelle mani di SwissPro al 70 per cento delle quote sociali e presieduto ora da Guido Surace.

E poi – non un dettaglio – è cambiata la categoria, con i bianchi destinati alla Serie D dopo la retrocessione di aprile. Così, se l’anno scorso di questi tempi l’allora presidente Alessandro Marino era impegnato sul doppio fronte dell’iscrizione al campionato di Serie C, per l’ottava stagione di fila, e della scelta dell’allenatore dopo il divorzio da Roberto Occhiuzzi, oggi la nuova proprietà è al lavoro per «ristrutturare un debito importante», per parafrasare Benno Räber, uno dei membri del Cda dell'Olbia Calcio targata SwissPro, e per preparare la domanda di ripescaggio, nella consapevolezza che la Serie D rallenterebbe i piani di grandezza degli investitori elvetici e dei loro soci.

Sul debito, ereditato dalla precedente gestione – la proprietà non ne ha voluto svelare l’ammontare, ma la cifra ballerebbe tra i 3 e i 4 milioni di euro – si tratta con i creditori. Ed è l’unica certezza, perché per il resto, dalla domanda di ripescaggio in Serie C alla ricerca dell’allenatore, legata a un direttore sportivo del quale al momento non si sa nulla, con Tomaso Tatti in scadenza a giugno e il potenziale sostituto Francesco Filucchi restio a firmare senza certezze, si sa davvero poco. Se non che l’Olbia ci starebbe lavorando. Intanto all’orizzonte si profila la prima scadenza importante del 4 giugno, data entro la quale dovranno essere saldati gli stipendi dei tesserati relativi ai mesi di marzo, aprile e maggio.

Infine, la curiosità: esattamente un anno fa, Marino metteva in vendita l’Olbia manifestando la volontà di «ascoltare proposte di acquisizione del club» (parole sue) e annunciando l’esistenza di «parecchi progetti di sviluppo per il club, dal nuovo stadio all'ingresso di nuovi soci». Il resto è storia dell’arrivo a novembre di SwissPro e delle dimissioni di Marino dalla presidenza, arrivate 4 mesi dopo, di debiti da saldare e di un futuro incerto, a livello societario e di progetto tecnico. Un futuro che il silenzio della nuova proprietà non aiuta a chiarire.

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