Una pedalata dopo l’altra, una salita nuova da affrontare, sfide avvincenti in cui cimentarsi: Simona Cerquetti è una delle atlete di punta del ciclismo amatoriale sardo femminile, una veterana che non ha mai perso il desiderio di mettersi in gioco nonostante gli impegni quotidiani con cui bisogna fare i conti. 

Cinquantaquattro anni di Carbonia, di professione farmacista con un passato da giocatrice di pallavolo nel ruolo di alzatrice nella società Pallavolo Sulcis Cortoghiana,  la portacolori della storica squadra Monteponi pedala da oltre vent’anni affrontando chilometri su chilometri con la consapevolezza di chi sa che ogni  uscita in bici va oltre l'essere un allenamento importante in vista delle gare, rivelandosi un modo per conoscersi meglio sotto il profilo umano.

Le sue vittorie? Parecchie e di caratura tra strada e  mountain bike: tra tutte, spiccano il titolo di campionessa italiana di Gran Fondo Csain nel 2018 a Budoni e il Tricolore a cronometro della categoria Master Women 3 nel 2020 a Gonnesa nella cronometro d’apertura del Giro delle Miniere, oltre a svariati titoli sardi e successi in manifestazioni di prestigio come la Coppa Città di Quartu, la Stranuraghi, la cronoscalata di Ingurtosu senza dimenticare piazzamenti di rilievo come il quinto posto nel 2021 a Monte Urano ai Tricolori di Medio Fondo nella categoria Master Women 3 e imprese in scenari suggestivi come l’ultra ‘’MyLand’’ a Baradili dove ha pedalato per un totale di 440 chilometri senza fermarsi e il periplo della Sardegna ad agosto del 2020 dove ha percorso ben 1068 chilometri.

Esperienze indimenticabili, al di là dell’aspetto tecnico: vere e proprie avventure da vivere fino in fondo, istantanee di vita scandite dal ritmo incessante dei pedali, diventate ricordi indelebili da custodire gelosamente.

Cerquetti dal 2000 a oggi oltre vent’anni di pedalate.

«Già, il tempo è trascorso davvero velocemente. Ho iniziato a pedalare in mountain bike nel 2000, facendo escursioni e giri immersi nella natura che ho sempre amato profondamente. Dopo il 2005, per qualche tempo mi sono fermata per poi riprendere attivamente nel 2010 anno in cui ho iniziato anche a fare le gare. Inizialmente, tra l’altro, gareggiare non era proprio tra i miei intenti, mi interessava semplicemente pedalare per stare bene con me stessa e godermi i paesaggi nei quali mi allenavo. Sono stati i miei compagni di allenamento a convincermi, sostenendo che dovessi mettermi in gioco. Insomma, è stata una sorpresa anche per me».

Qualche tempo dopo è arrivato l’esordio anche su strada.

«Già, anche in questo caso sono stati gli altri a motivarmi e a spronarmi per cominciare. Ho iniziato ad allenarmi con la bici da strada verso la metà del 2013, mentre le prime gare in questo ambito risalgono al 2015 circa».

Tra la mountain bike e la strada quale dimensione preferisce?

«Preferisco la strada, pur avendo mosso i miei primi passi nella mountain bike. Del correre in strada amo la velocità maggiore, l'ebbrezza che si prova nel pedalare in determinati luoghi, trovo tutto molto suggestivo ed emozionante. Inoltre, rispetto alla mountain bike, la bici da corsa su strada permette di ottimizzare i tempi riuscendo così ad allenarsi maggiormente».

Pensa che le due discipline siano conciliabili?

«A differenza del parere di tante persone, penso proprio di sì. Credo che correre sia in mountain bike che su strada permetta di variare e di trarre benefici: in mountain bike si allena maggiormente la parte cardiaca, mentre su strada si cura di più la parte aerobica e la forza delle gambe, aspetti che uniti permettono di fare la differenza e di migliorarsi».

Nel 2019 ha vinto nella sua categoria la gara nazionale di Cortemilia: che ricordo ha?

«Ho un ricordo splendido, è stata per me un'esperienza molto intensa che non mi dimenticherò mai. Quella è stata la mia primissima gara fuori dalla Sardegna nonché la prima volta in cui gareggiavo in una gara per sole donne. Sino a quel momento, qui in Sardegna, avevo gareggiato insieme agli uomini quindi in un contesto totalmente differente».

Tra i suoi vecchi compagni di squadra c’è Emiliano Murtas, uno degli esponenti più importanti di sempre del ciclismo sardo.

«Esattamente, io ed Emiliano abbiamo militato per qualche anno nella stessa squadra ovvero la Spakkaruote, ci siamo allenati tante volte assieme e ancora oggi capita di svolgere allenamenti in gruppo quando riusciamo a fare combaciare gli orari. È una persona d’oro, un grande punto di riferimento per ogni corridore».

La sua professione è quella di farmacista, come riesce ad allenarsi nonostante gli impegni di lavoro?

«Ci vuole tanta passione e dedizione, oltre a mettere in conto che per praticare il ciclismo è necessario fare sacrifici. Mi alleno cinque volte alla settimana, durante la pausa pranzo dalle 13 alle 15 e faccio circa sessanta chilometri, talvolta anche settanta dipende dalle condizioni climatiche. Poi, quando non lavoro e ho più tempo a disposizione ne approfitto per fare un'uscita più lunga arrivando anche a centoventi chilometri».

Il 25 marzo nella sua città, ovvero Carbonia, ha colto il terzo posto al Memorial Renzo Senni: è soddisfatta?

«Sì, assolutamente. Gareggiare in casa, poi, è sempre molto stimolante ed emozionante. Inizialmente non sapevo nemmeno se avrei corso poi mi sono convinta a farlo perché ci tenevo in particolar modo e rinunciare sarebbe stato un peccato. È stata una bella gara, abbiamo fatto una partenza solo donne. Ho pagato un po’ lo sforzo in salita rispetto alle mie avversarie che si sono dimostrate più brillanti in quei frangenti ma va ugualmente bene così. Ho dato il massimo e mi sono divertita che è l’aspetto principale».

Ieri, invece, a Sassari è arrivata seconda alla prima edizione del Giro dello Stagno dietro ad Ariana Perdisci: che sensazioni aveva?

«Ho pedalato bene, sono molto contenta, è stata una gara di bel livello. Ariana è un'atleta giovane e molto forte, gareggiare con avversarie come lei è sempre un piacere».

Quale sarà l'obiettivo principale della sua stagione?

«Sicuramente il Giro delle Miniere che si terrà dal 2 all’11 giugno e verrà organizzato dalla mia società ovvero la Monteponi. Proprio in occasione dell’ultima tappa, ovvero l’11 giugno, si svolgerà il campionato italiano Solo Donne a Bacu Abis su un percorso selettivo reso ancora più duro dal caldo che non mancherà: ecco, vorrei dire la mia e giocarmi appieno le mie carte».

Per lei cosa rappresenta il ciclismo?

«Il ciclismo per me è libertà, va oltre l’agonismo che reputo sia un aspetto del tutto secondario. Per me la bici è un’opportunità preziosa per stare meglio con se stessi, liberandosi dalle negatività: un sogno ad occhi aperti ogni volta diverso ed entusiasmante, che offre sempre insegnamenti preziosi».

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