È un clima scoppiettante e ricco di accese discussioni quello che sta prendendo piede nel corso della kermesse veneziana. Oltre al polverone scaturito dalle recenti dichiarazioni di Pierfracesco Favino - sull’importanza di favorire per i ruoli attori con nazionalità e cultura attinenti alla storia che il film vuole raccontare, e perciò scongiurando ad esempio operazioni come il “Ferrari” di Michael Mann - cui si sono allacciati in segno di solidarietà oltre che di confronto moltissimi facenti parte della categoria, ora parrebbe il turno di Woody Allen, di ritorno nel capoluogo veneto per la prima mondiale di “Coup de Chance”, un curioso ed inconsueto thriller sentimentale in lingua francese che fa del concetto di casualità il suo cavallo di battaglia. 

Giunto così al suo cinquantesimo film, probabilmente l’ultimo della sua carriera, il regista vuole anche testimoniare attraverso di esso un sentito legame col continente europeo. Ma proprio in vista dell’anteprima, intervistato per conto di Variety, non si sarebbe limitato unicamente a discutere della sua ultima fatica: Allen avrebbe infatti colto l’occasione al balzo per ribadire la sua innocenza rispetto alle accuse di molestie subite da parte dell’ex moglie Mia Farrow e da sua figlia Dylan. 

E il suo sfogo non finirebbe qui: ha anche tenuto a precisare che, nel corso di tutta la sua esperienza sul set, le attrici coinvolte nelle riprese non avrebbero mai alluso a qualsivoglia lamentela nei suoi confronti, spingendolo a farsi  addirittura emblema vivente del movimento #MeToo.

Qui di seguito le parole precise del regista: «Ho detto anni fa che avrei dovuto essere il poster boy del movimento #MeToo e si sono tutti turbati per questo. Ma la verità è che è vero. Ho realizzato 50 film. Ho sempre avuto ruoli molto buoni per le donne, ho sempre avuto donne nell'equipaggio, le ho sempre pagate esattamente come ho pagato gli uomini, ho lavorato con centinaia di attrici e non ho mai, davvero mai, ricevuto una singola lamentela da nessuna di loro in nessun momento. Nessuna ha mai detto: 'Lavorando con lui, è stato cattivo o mi ha molestato'. Non è mai stato un problema. Le mie montatrici sono state donne. Per me non ha mai rappresentato un problema. Assumo chi ritengo adatto per il ruolo. Come ho detto, ho lavorato con centinaia di attrici, attrici sconosciute, star, attrici di livello medio. Nessuna si è mai lamentata, perché non c'è mai stato nulla di cui lamentarsi».

Le accuse di cui si sarebbe macchiato il cineasta risalgono ormai a diversi anni addietro, e consisterebbero di preciso nelle presunte molestie perpetrate a danno di Dylan Farrow, poi sostenute anche dalla moglie Mia e dal figlio Ronan, autore fra le altre cose dell’inchiesta giornalistica contro il produttore cinematografico Harvey Weinstein che di fatto avrebbe poi dato vita al movimento #MeToo.

A seguito di un’indagine legale Allen è stato dichiarato innocente, dividendo a metà le posizioni della famiglia tra chi ha sempre creduto alla sua versione e chi continua a reputarlo responsabile dei misfatti. Aldilà di qualsivoglia giudizio che potremmo esprimere, a noi appassionati non rimane che continuare a goderci le opere del cineasta, sperando che anche la sua ultima creatura abbia mantenuto gli standard qualitativi cui ha saputo abituarci in tutto questo tempo.

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