Il debutto alla regia di Paola Cortellesi - attrice, comica e conduttrice esplosa grazie al successo mediatico del programma televisivo “Mai Dire Gol”, divenuta ben presto una delle interpreti di punta della commedia italiana - è di quelli che qualsiasi aspirante cineasta non potrebbe, anche con tutti i migliori auspici, neppure immaginarsi. Ispirandosi ai grandi classici del neorealismo, col suo “C’è ancora domani” torniamo indietro fino all’immediato dopoguerra - alla vigilia del voto per l’elezione dell’assemblea costituente il 2 e 3 giugno del 1946 - assistendo ad un affresco duro, ma anche sapientemente ironico, sulla situazione femminile dell’epoca.

Far rivivere su schermo l’episodio storico che, per la prima volta nel nostro Paese, ha visto le donne chiamate a raccolta fra i seggi elettorali in nome dei propri diritti, permette di allinearsi alle recenti discussioni sulla parità di genere sia nei legami relazionali che in termini di politica del lavoro. Il contesto di riflessione entro cui il film si inserisce è pertanto molto prolifico, e ciò ha chiaramente suscitato notevole curiosità fra gli spettatori.

Con simili premesse, i risultati al box office segnano un traguardo a dir poco impressionante: stando infatti ai più recenti numeri, la pellicola ha incassato circa 32,2 milioni di euro con 4.745.834 presenze di pubblico nelle sale. Un riscontro tanto straordinario indica perfino il superamento del consenso ricevuto dal “Barbie” di Greta Gerwig, fenomeno di massa della scorsa stagione estiva fermatosi a 32,1 milioni e 4.390.410 presenze. Ciò non può che esser frutto del continuo passaparola esploso fra gli spettatori, che in questo modo son stati capaci di rinnovare costantemente l’interesse verso quest’opera prima.

Da ciò possiamo trarne che “C’è ancora domani” va a collocarsi a pieno diritto in quinta posizione fra i maggiori incassi italiani della storia, superando perfino il classico “La vita è bella” di Roberto Benigni, fermatosi a 31,2 milioni. L’ostacolo che l’esordio della Cortellesi non è stato in grado di scavalcare è la commedia di Checco Zalone “Che bella giornata”, collocato ancora a netta distanza coi suoi 43.4 milioni.

Oltre al successo di botteghino, il film è stato promosso a pieni voti dalla critica italiana ed internazionale, considerato tra le migliori produzioni del 2023 ed una delle migliori pellicole italiane di tutto il XXI secolo. Non stupisce perciò la scelta compiuta dal Direttivo dei Giornalisti Cinematografici di assegnargli il “Nastro D’Argento” come film dell’anno, che verrà consegnato alla prossima edizione prevista per giugno 2024. La Presidente Laura Delli Colli, a nome del Direttivo Nazionale, ha voluto esprimere con le seguenti considerazioni il perché di questa scelta: «Anticipare questa decisione è il modo migliore per esprimere i nostri auguri al cinema italiano. L'esordio di Paola Cortellesi dietro la macchina da presa, oltre i titoli che saranno votati a maggio, ha già dimostrato di meritare una particolare sottolineatura di eccellenza con un riconoscimento che premia - oltre il clamoroso risultato degli incassi - l'originalità e il valore di un film che continua a far parlare un Paese. C'è ancora domani ha dimostrato fin dal debutto una vera e propria svolta non solo nel rapporto col pubblico, ma anche nella capacità di leggere nella storia di una donna di ieri temi che toccano un nervo scoperto nella società e nella tragica quotidianità di un tempo che per le donne non sembra aver cancellato violenza di genere né discriminazione».

A queste parole son seguiti i sentiti ringraziamenti della Cortellesi: «Sono felice che il Nastro d'Argento per il Film dell'anno sia stato assegnato a C'è ancora domani. Ringrazio la Presidente Laura Delli Colli e il Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani per questo prestigioso riconoscimento che, oltre a me, celebra tutta la squadra artistica e tecnica e riconosce il valore di ogni singolo contributo. Un Nastro che dedico a tutte le persone che mi hanno dato fiducia sin dal primo giorno e che hanno lavorato al mio fianco con passione e gentilezza».

Giovanni Scano

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