Disney+: per Bob Iger troppe serie tv diluiscono l’attenzione del pubblico
Calano gli incassi globali, come avvenuto per “Ant-Man and the Wasp: Quantumania” che neppure avrebbe raggiunto i 500 milioni di dollariPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Si è assistito negli ultimi tre anni, specie in concomitanza con l’avvento della pandemia, ad un’ampia produzione di serie televisive che hanno tentato in qualche modo di condizionare l’universo di alcune saghe su contenuti più orientati ai servizi on demand e sempre meno ai film pensati per il cinema. Questo fenomeno s’è manifestato maggiormente coi cinecomics Marvel, ma riscontriamo lo stesso caso anche per altre saghe di grande notorietà, quali ad esempio quella di “Guerre Stellari”.
Sebbene alcune prodotti abbiano giovato ai rispettivi marchi per il buon grado qualitativo e una giusta dose d’intrattenimento - si pensi alle prime stagioni di “The Mandalorian” o al più recente “Andor” -, il più delle volte si è assistito a soluzioni molto scialbe che paradossalmente hanno indebolito i presupposti narrativi dei rispettivi marchi.
A questo proposito ha voluto esprimere alcune considerazioni l’attuale CEO della Disney Bob Iger, lamentandosi nello specifico dell’eccesso di offerta da parte dei titoli Marvel in particolare per ciò che riguarda le serie televisive disponibili sul servizio Disney+, ritenute dal capo d’azienda una delusione per i fan e responsabili di «aver diluito l’attenzione e la concentrazione del pubblico».
Intervenuto presso la Sun Valley Conference e rispondendo direttamente a David Faber della CNBC, Iger avrebbe ammesso di aver rovinato le aspettative del pubblico con prodotti per lo streaming che, a conti fatti, sarebbero frutto più di un processo di sviluppo incontrollato che di scelte realmente ispirate. Il risultato lo si percepisce proprio nel calo complessivo degli incassi globali, come avvenuto per “Ant-Man and the Wasp: Quantumania” che neppure avrebbe raggiunto i 500 milioni di dollari complessivi.
«Di recente – ha detto - abbiamo subito alcuni flop. Ci sarebbe piaciuto che alcune delle nostre produzioni più recenti avessero prestazioni migliori. Non è un problema dal punto di vista del personale, ma penso che lo zelo eccessivo nel far crescere sostanzialmente i nostri contenuti per lo streaming abbia finito per creare un'offerta troppo abbondante per il pubblico, diluendone l'attenzione e la concentrazione».
E rispetto in particolar modo al caso Marvel ha dichiarato: «La Marvel ne è un ottimo esempio. Non erano mai stati nel business televisivo a livello significativo. Non solo hanno aumentato la loro produzione cinematografica, ma hanno finito per realizzare una serie di show televisivi e, francamente, hanno impoverito l'attenzione».
Iger si sarebbe anche espresso sui deludenti risultati di botteghino dell’ultimo titolo Disney-Pixar “Elementals”, sottolineando quanto sia stata sconveniente la scelta di far uscire su Disney+ ben tre titoli dello studio durante la pandemia: «Ci sono state tre uscite Pixar di fila che sono andate direttamente in streaming, principalmente a causa dell'emergenza sanitaria. E penso che potrebbero aver creato un'aspettativa nel pubblico per cui alla fine arriveranno comunque in streaming, probabilmente dopo poco tempo, perciò non c'è urgenza di andarli a vedere nelle sale. E poi credo che ci siano stati anche alcuni errori creativi».
Ma Iger ha fatto a lungo parlare di sé negli ultimi giorni anche per le sue controverse dichiarazioni riguardo lo sciopero di attori e sceneggiatori che impazza negli Stati Uniti senza dar tregua. Definendola una situazione “molto inquietante”, secondo Iger la protesta avrà un impatto molto serio su tutta l’industria: «Un simile livello di aspettativa tra i membri della WGA e della SAG non è realistico» e sebbene rispetti i diritti e i desideri della categoria sostiene che questi «debbano essere più sensati in merito all’ambiente aziendale e a ciò che questo business può offrire». Posizioni, insomma, non proprio concilianti che lascerebbero addirittura presagire un inasprimento delle contestazioni nel prossimo periodo.
Giovanni G. Scanu