Dentro le parole del Carnevale
Carrasecare, carne da smembrare,Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
indica tutto o quasi l' altro mondo del Carnevale sardo. Già, le parole in lingua e la loro musicalità (Carrasecare è anche il titolo di una canzone dei Tazenda), assumono durante questo periodo di trasgressione e voglia di azzerare gli schemi, un significato allegorico e simbolico. Suoni e contenuti. Una vera e propria sceneggiatura. La lingua sarda, poi, restituisce simboli e figure d' antan di una tradizione millenaria che sfida il futuro.
Da Su Componidori, protagonista assoluto della Sartiglia a Su Bundu, figura quasi mitologica, metà uomo e metà animale, che nel rito del Carnevale di Orani rappresenta un contadino alle prese con la semina, le parole in lingua sarda e la musica si mescolano insieme in una armonia perfetta. Parole e suoni che invadono anche la tradizione del Carnevale di Gavoi. Anche perché sa sortilla e tumbarinos, centinaia di tamburi suonati dall'intera comunità, bambini compresi, fanno da colonna sonora festosa e maestosa di un periodo ancestrale. Lo strumento stesso del tamburo viene ancora realizzato da una vescica di animale lasciata al sole.
Mamuthones e Issohadores completano la squadra di attaccanti del Carnevale di Mamoiada. Figure tragiche e simbolicamente molti forti, le maschera dei Mamuthones restituiscono un mondo fatto di sofferenza. Ma non solo. Tragicità che si muove in rigoroso silenzio. Uomini che avanzano sempre in gruppo di dodici elementi. Passo e movenze incalzanti. Piccoli salti condensati nei suoni assordanti dei campanacci.
Alla solennità di questo rito fa da contraltare la figura dell'Issohadore che con il suo laccio di giunco (issohare, rappresenta appunto l'azione di catturare l'animale con la fune), cerca, in mezzo alla gente, di donare fertilità e gioia. Tempio e Bosa poi, con il sovrano Gjolgj e le rappresentazioni dei s'attittidu (lamenti funebri), circoscrivono epoche e stagioni di sofferenza. Periodi bui che possono essere esorcizzati dalla bellezza. O dalle filastrocche: pisciurè, sparedda e mammungioni, cambara, cambara e maccioni. Ovvero la colonna sonora (poco sanremese, certo), della tradizione cagliaritana. Ma in fondo si sa: a Carnevale ogni motivo vale.
Nicola Pisu