Se la Sardegna fosse un colore «sarebbe verde scuro ma anche rossastro, come la terra. Una terra selvaggia, ancestrale».

E poi «la vedo anche floreale. Se penso all’Agnata di De Andrè penso ai colori dei fiori, ma se penso anche ad Arbatax dove ho fatto uno dei concerti più belli della mia vita, penso anche a un paesaggio quasi lunare».

Marco Castoldi, 50 anni, in arte Morgan, sprigiona amore per la Sardegna dove si prepara a sbarcare nei prossimi giorni per una mini tournèè di due date. Nel giorno dell’Epifania venerdì 6 sarà con il suo piano recital, al Bflat di via del Pozzetto a Quartiere del sole a Cagliari in un doppio set alle 21,30 e alle 22,30. Si replica stesso posto e stessi orari anche sabato 7. Un’occasione ghiotta per ascoltare brani vecchi e nuovi dell’istrionico artista che di recente ha calcato di nuovo anche il palco di X Factor.

Quanto amore Marco per la Sardegna!

«Sì, sono tanto legato a quest’Isola, sono venuto tantissime volte, quasi sempre per suonare. Ricordo Sassari, dove ho fatto lezione all’Università, una città a mio parere bellissima con una grande cultura giovanile. Ecco la cultura sarda è importantissima. E poi quel tributo a De Andrè all’Anfiteatro di Cagliari nel 2002. Senza dimenticare che la madre di una delle mie figlie è di Olbia. E devo dire che nell’idea delle donne mediterranee le donne sarde sono le più belle».

Che concerto regalerà al pubblico?

«Io sono un musicista che non si ripete e ho una sensibilità che mi connette al momento. Non concepisco un concerto come una ripetizione, ma come un ripensare la musica ogni volta. Produrre della musica in studio, costruirla e pubblicarla è qualcosa di fisso mentre andare a fare un concerto significa mettere alla prova l’aspetto vero e reale. Io invento la musica, sono un inventore. Mi piace costruire un marchingegno dove le canzoni sono sempre nuove nell’arrangiamento o in altre cose. Saranno tre concerti diversi con le mie idee musicali degli ultimi quindici anni e oltre».

Di recente è tornato anche a X Factor: che rapporto ha con questo talent?

«Quel talent si è trasformato in tante cose diverse. Io ho fatto varie edizioni e ne ho vinto cinque».

Un record?

«Eccome! Tanto che sono entrato nel Guinness dei primati come giudice che ha vinto più edizioni nel mondo e questa cosa non mi è stata riconosciuta in Italia. Per questo col talent ho un rapporto diciamo un po’ controverso. Io ho fatto avvicinare alla musica persone e come risposta il mondo discografico mi ha estromesso. Mi hanno tagliato fuori da X Factor perché non potevano reggere la mia eccellenza, anziché ringraziarmi mi hanno cacciato. Diciamo poi che sono diventato più personaggio televisivo e il mio essere cantautore ne ha risentito».

Sanremo invece è un capitolo chiuso o pensa di tornare?

«Non so se sia un capitolo chiuso. Sanremo è gestito da anni dalle stesse persone, è stato monopolizzato, quando credo che meriti di esser trasformato. A me sembra strano, ma non dice niente nessuno. Veniamo da un periodo in cui la gente è stata terrorizzata con la questione del Covid, oggi ha paura di qualunque cosa, come si fa quindi a pensare a una vita culturale e artistica in un paese che ha paura delle idee?».

Se si guarda indietro in questi cinquant’anni c’è qualcosa che non rifarebbe?

«Io non mi guardo indietro, io guardo avanti. La mia è una linea che procede in avanti. Sono connesso con il futuro anche se il futuro non esiste. Ho tanti progetti. Di divulgazione e musica. Io sono sulla traccia di me stesso».

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