È morto all’età di 82 anni Paolo Graziosi, attore di cinema, maestro di teatro e volto familiare della Rai in sceneggiati e fiction: è deceduto all'ospedale San Bortolo di Vicenza, aveva preso il Covid-19. 

Graziosi era nato a Rimini il 25 gennaio del 1940: nel 1962 l’esordio al cinema nel film dell'ex aiuto-regista di Germi e Rosi, Enzo Battaglia, ne "Gli arcangeli". Cinque anni dopo Marco Bellocchio lo volle nel cast de "La Cina è vicina" per il ruolo del mefistofelico Carlo. Negli anni della grande ribellione, tra il '68 e gli anni '70, ha lavorato con i migliori esponenti del nuovo cinema italiano, da Liliana Cavani ("Galileo") a Salvatore Samperi ("Cuore di mamma"). Poi Francesco Rosi, Emidio Greco e Marco Tullio Giordana.

A teatro ha cavalcato i grandi classici (Euripide, Shakespeare, Goldoni), i moderni (Pirandello, Ibsen) e i modernissimi (Beckett, Ionesco, Pinter) a cominciare da quel Mercuzio di "Romeo e Giulietta" per cui lo scelse Franco Zeffirelli nel 1964.

Negli anni '70 ha lavorato per il piccolo schermo in "Ritratto di signora" e "Le affinità elettive" con registi come Vittorio Cottafavi, Sandro Sequi, Gianfranco De Bosio. Negli ultimi anni, nonostante una durissima battaglia, vinta alla fine, contro il cancro, non aveva mai rinunciato a lavorare: basti citare la sua memorabile "Lezione" di Ionesco e l'Oscar del teatro nel 2005 per "Sei personaggi in cerca d'autore"; i ruoli in fiction di successo come "Il commissario Montalbano" e "Chiara Lubich" dello scorso anno. Solo pochi mesi fa sul grande schermo era stato Renato in “Tre piani” di Nanni Moretti.

"Per lui la recitazione e il teatro erano vocazione, mai mestiere - racconta la figlia Viola che ne ha ripreso il testimone -. Lo ringrazio perché in questi ultimi mesi ci ha dato il tempo, a me, mio fratello, mia madre, di essergli vicino in una veglia piena di tenerezza anche quando, come nell'ultima telefonata, già gli mancava il respiro. Con lui siamo stati davvero famiglia, fino all'ultimo, come in questa bella giornata di sole in cui, a distanza, lo salutiamo ancora".

(Unioneonline/D)

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