Un Riva che si interroga allo specchio, si fa domande sul senso della vita. Che non ha la maglia rossoblu, ma ha i capelli bianchi. E che, seduto in una poltrona verde, parla con se stesso e con Dio. 

Questo e altro nell'opera di Giorgio Pitzianti, "Luigi", andata in scena ieri in anteprima, fra gli applausi, all'auditorium del Conservatorio G.P. da Palestrina di Cagliari, proprio quattro giorni dopo il 77esimo compleanno di Rombo di Tuono.

Per la “prima" dello spettacolo una scelta non certo casuale: l'11/11, undici come la sua maglia ritirata per sempre dal campo dal club rossoblu.

A raccontare i pensieri del bomber la voce di Luca Ward.

"Ho vissuto Riva e ho faticato molto in questa interpretazione”, spiega l’attore-doppiatore dopo lo spettacolo. “Perché alcuni aspetti della sua vita sono stati identici a quelli della mia vita".

Il grande protagonista, Gigi Riva, non era in sala, a conferma del suo essere schivo e dell’impossibilità per lui di far da spettatore a un lavoro che – come nelle parole di Pitzianti - nasce proprio dalla voglia di scoprire che cosa c'è dietro lo sguardo di Luigi.

Sul palco il racconto, accompagnato dalle musiche originali cantate e suonate dagli artisti del Conservatorio di Cagliari, di un cammino che s’inizia con un'infanzia felice nella casa e nei boschi di Leggiuno, con tutti i familiari accanto. Ma che poi diventa dramma con la morte del padre, della sorella e della madre.

Dopo gli anni del collegio, la Sardegna sarà per Riva una liberazione, la nuova famiglia in cui Gigi si sente ancora vivo. E l’impresa dello scudetto diventa simbolo di quella rivincita che lui e la Sardegna meritano e si vogliono prendere.

"Punto tutto sulla vittoria impossibile - il dialogo finale di Riva - voglio rivedere la mia famiglia. Se vinco, tutto ha un senso. Io sono Luigi".

(Unioneonline/v.l.)

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