È durato poco più di un'ora a Montecitorio il secondo vertice tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, in piena trattativa per far nascere un governo Lega-M5S.

I tempi sono stretti, i pentastellati parlano di un contratto di governo che sarà concluso entro tre giorni e Davide Casaleggio ha annunciato che sarà sottoposto al voto degli iscritti pentastellati su Rousseau.

Dopo l'intesa di massima su flat tax leghista, reddito di cittadinanza grillino (a partire dal 2019 dicono) e superamento della legge Fornero, Di Maio ha dichiarato che c'è l'accordo anche sul conflitto d'interessi.

Proprio il pentastellato si mostra il più europeista dei due alleati: ha garantito che "non ci saranno forzature sul deficit" e saranno dunque rispettati i target europei. "Nessuna volontà di forzare contro la Ue, se ci sarà necessità di sforare ne discuteremo con i nostri partner".

L'intenzione insomma, come più volte ribadito dallo stesso Salvini, è quella di chiudere al più presto. "Altrimenti si torna al voto", gli fa eco Di Maio, che parla di "importanti passi avanti" fatti anche oggi e dice che "non si è parlato ancora di nomi".

IL TOTONOMI - E proprio il nome del futuro premier sarà al centro dell'incontro di domani tra gli aspiranti alleati, che si terrà al Pirellone, a Milano.

Mentre circola l'ipotesi sui ministeri da affidare ai due leader (Interni a Salvini, Esteri a Di Maio) impazza dunque il totonomi per la presidenza del Consiglio e per i titolari dei vari dicasteri.

Lega e M5S potrebbero dividersi i 10 incarichi chiave, 5 a testa. Si lotta sullo Sviluppo economico, che controlla le telecomunicazioni e il mercato televisivo, un dicastero che i pentastellati non vogliono lasciare all'alleato di Berlusconi. Alla giustizia dovrebbe essere chiamata la leghista (ex finiana) Giulia Bongiorno o il pentastellato Bonafede. Ma è la casella del premier quella ancora vuota. Scartata l'ipotesi di una staffetta Di Maio-Salvini, si punta su un presidente del Consiglio terzo e gradito al Colle, che ha già messo i suoi paletti sull'Europa e il rispetto dei trattati internazionali. Si parla dunque di Giampiero Massolo, ambasciatore e presidente di Fincantieri, dell'ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli e di Giancarlo Giorgetti, braccio destro di Salvini. Nome, quest'ultimo, che va e viene: forse troppo leghista e poco terzo per essere accettato dai pentastellati.

BERLUSCONI: "RISCHIO PATRIMONIALE - In serata Silvio Berlusconi ha parlato di alcuni suoi timori sui possibili sviluppi di un esecutivo M5S-Lega: "Questo governo metterà la patrimoniale, spero non si faccia", ha detto l'ex cavaliere ai giornalisti.

Poi ha ammorbidito i toni parlando di Matteo Salvini: "Non è un traditore".

Infine ha concluso, dicendo di voler vedere "come vanno le cose".

Ancora più duro il resto di Forza Italia, che è andato all'attacco, a partire da Paolo Romani che ha dovuto rinunciare allo scranno più alto di Palazzo Madama proprio per il veto pentastellato. "Faremo un'opposizione dura e costruttiva", ha assicurato.

FRATELLI D'ITALIA - Nel frattempo, Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia hanno annunciato che non faranno parte Governo, dopo che era circolata l'ipotesi della possibile presenza di un esponente di Fratelli d'Italia nel nuovo esecutivo. Papabile era dato Guido Crosetto (alla Difesa), ma lui ha declinato: "Ringrazio ma preferisco di no, meglio Meloni".

Matteo Renzi
Matteo Renzi
Matteo Renzi

MATTEO RENZI - Quanto al Pd e a Matteo Renzi l'ex premier, su Facebook, incalza il governo nascente. "Devono rispettare le promesse folli e irrealizzabili che hanno lanciato e rilanciato sui social e nelle piazze: riusciranno a fare una sola aliquota al 15% (flat tax) e dare 1.680 euro netti al mese alle famiglie senza lavoro con due figli? Cosa racconteranno a chi farà la fila per il reddito di cittadinanza? Proveranno davvero a rimpatriare 600.000 persone e chiudere Ilva, bloccare Tav e Tap, fermare le grandi Opere? Avranno la forza di cancellare Jobs Act, Buona Scuola, le nostre leggi sui diritti civili e sociali?".

(Unioneonline/L-F-l.f.)

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DI MAIO: "NESSUN RISCHIO PER I RAPPORTI CON L'UE":

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