Non bastasse la grana Luca Morisi, Matteo Salvini è sempre più accerchiato, anche all’interno del suo stesso partito.

Sale la tensione sia con Giorgetti, uomo forte del governo Draghi, che con i governatori del Nord, che sposano la linea prudente del governo sulle nuove aperture e le capienze per sport e spettacolo.

Salvini smonta l’enorsement del suo vice Giorgetti a Carlo Calenda, candidato sindaco e Roma, e gli ricorda che è Enrico Michetti l’uomo scelto dal centrodestra per il Campidoglio. Lui, rimarca “ha la competenza per ripartire dalle periferie, e non dai salotti di Calenda”.

Sulle capienze: “Apriamo tutto”, dice, “se il Green pass di rende sicuro e puoi andare allo stadio e al teatro puoi farlo a piena capienza”. Ma i governatori sono d’accordo con la linea del governo, di una prudente riapertura a tappe. E ancora una volta, come sull’adozione del Green pass, sconfessano il leader.

Salvini è sempre più sotto pressione, il partito sempre più in subbuglio e difficile da tenere insieme.

Scontro con Giorgetti anche sul premier, che il numero due leghista (ribattezzato da alcuni esponenti del Carroccio “Giancarlo Fini” per le sue uscite inaspettate) ha lanciato per il Quirinale. Il che significherebbe elezioni anticipate.

"A differenza di altri, io non tiro per la giacchetta né Draghi né Mattarella. E' una mancanza di rispetto nei loro confronti", taglia corto Salvini. “A febbraio ne riparleremo".

A ciò si aggiunge il caso Morisi, con l’ex ministro che difende “l’amico che ha sbagliato” e rimarca. “Chi vende droga, vende morte, ma tenere in ballo un discorso politico che non c’entra nulla con la vita di una persona è un attacco gratuito alla Lega a 5 giorni dal voto”.

(Unioneonline/L)

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