"Durante la sua campagna elettorale la nuova premier italiana ha diffuso un video di stupro insinuando che i richiedenti asilo siano criminali che vogliono sostituire i cristiani bianchi. Ironicamente, il padre della Meloni è un noto trafficante di droga/criminale condannato che ha scontato una pena in un carcere spagnolo". 

Un tweet di Rula Jebreal scatena le polemiche.
In primo luogo fa arrabbiare la diretta interessata Giorgia Meloni, che minaccia querele: il padre (di origini sarde) è morto da tempo e Jebreal ha sfruttato "una vicenda dolorosa", oltre ad averle attribuito “gravissime affermazioni e posizioni politiche".

"Tutti sanno che mio padre andò via quando avevo poco più di un anno – scrive Meloni su Facebook -. Tutti sanno che ho scelto di non vederlo più all'età di undici anni. Tutti sanno che non ho mai più avuto contatti con lui fino alla sua morte. Ma poco importa, se i ‘buonisti’ possono passare come un rullo compressore sulla vita del ‘mostro’. Evidentemente tra le tante cose che non valgono per me c'è anche il detto ‘le colpe dei padri non ricadano sui figli’. Signora Jebreal spero che potrà spiegare al giudice quando e dove avrei fatto la dichiarazione che lei mi attribuisce". La giornalista replica a sua volta: "La nuova premier italiana Meloni minaccia di farmi causa per il mio tweet sul complotto della 'grande sostituzione'. Tutti gli autocrati usano queste minacce per intimidire e mettere a tacere coloro che li chiamano in causa e li smascherano. Signora Meloni: non sono intimidita!".

L'hashtag #RulaJebreal diventa di tendenza e molti avversari politici di Meloni prendono le sue difese. "Rula questa è una bassezza. Non si fa politica così e tanto meno giornalismo. Cancella questo tweet che tra l'altro ha l'unico effetto di portare ancora più gente a sostenere FdI", è l'invito di Carlo Calenda, leader di Azione. Poco dopo, arriva anche Giuseppe Conte: "Questo è fango su Giorgia Meloni. Io, Meloni e Fratelli d'Italia, con il M5S li combatto in tutte le sedi, ma sul piano politico. Non si possono però addebitare in maniera subdola a una figlia - che dal genitore è stata abbandonata, senza avere più rapporti - i reati e gli errori del padre".

Si aggiunge alla querelle Matteo Salvini: "Chi fa battaglia politica attaccando non l'avversario, ma mamma, papà, figli… è un piccolo uomo. O una piccola donna".

(Unioneonline/D)

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