Il primo via libera al decreto Milleproroghe, ottenuto ieri al Senato con 88 voti a favore, 63 contrari e 3 astenuti, arriva fra le polemiche. Con uno scontro tra maggioranza e opposizioni ma anche tra governo e maggioranza sulla questione della proroga delle gare per i balneari, in tutte le sue declinazioni.

Un nervo scoperto diventato nuovamente sensibile - si racconta in ambienti parlamentari - dopo i dubbi del Colle sui possibili rischi di un intervento sanzionatorio di Bruxelles per come sarebbe stata formulata, nel suo complesso, la norma in questione. Il punto non riguarderebbe la proroga secca di un anno ma tutte le norme che le fanno da corollario, tra cui quelle che consentirebbero, a determinate condizioni, ulteriori rinvii delle gare, fino al 2025.

Il decreto Milleproproghe, nel dettaglio, prevede di fare slittare di un anno – a fine 2024 – la scadenza delle autorizzazioni demaniali e quindi anche la loro messa a gara prevista dal primo gennaio 2024. Un tema che mette l’Italia in difficoltà con l’Europa che già più volte ha richiamato il nostro paese al rispetto della concorrenza proprio sulle concessioni demaniali. 

Sarebbe stato dunque questo il nodo su cui hanno questionato il governo e la sua maggioranza che comunque ha tirato dritto, consegnando alla Camera il testo senza modifiche. 

Le opposizioni vanno, dunque, ora all'attacco chiedendo, unite, che "il governo riferisca" parlando di una "grave lacuna in termini di trasparenza" e inoltre chiedono di poter acquisire un parere tecnico della Ragioneria sul punto.

Festeggiano, intanto, gli imprenditori del settore che in una nota ringraziano, in particolare, i senatori Gasparri e Centinaio per aver portato avanti temi che «Assobalneari Italia continua a sostenere convintamente e senza mai cambiare idea».

Non è detto, in ogni caso, che la partita si chiuda qui vista anche l'attesa pronuncia della Corte di giustizia Europea alla quale si è rivolto, tra gli altri, il Tar di Lecce sulla vicenda.

E non è detto che anche il Colle, al momento della firma della legge, possa dire la sua.

Ora la settimana prossima sarà la Camera a dover esaminare il provvedimento che va riconvertito in legge entro il 27 febbraio. E il governo ha già preannunciato che, per accelerare il percorso, potrebbe porre la questione di fiducia con il voto finale previsto tra il 23 e il 26 febbraio.

(Unioneonline/v.l.)

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