Si sapeva che sarebbe stata una corsa a tappe. Ma il tempo passa e il traguardo non si avvicina: a un anno dall’entrata in vigore della riforma che ha reinserito il principio di insularità nella Costituzione, i risultati concreti sono pochi. Quasi nulli, se si esclude l’istituzione della commissione bicamerale, che però è ancora alla fase delle audizioni. In più, le riunioni saltano per impegni concomitanti nelle aule del Parlamento.  E in Finanziaria non sembrano esserci interventi particolari dedicati alle isole: l’anno scorso erano arrivati appena 5 milioni. 

«In tutto questo tempo non abbiamo visto molto impegno concreto da parte della politica, al di là della commissione bicamerale che rischia di ridursi all’autoreferenzialità», dice Maria Antonietta Mongiu, presidente del comitato tecnico scientifico per l’inserimento del principio di insularità in Costituzione. Che aggiunge: «Siamo retrocessi a parlare di insularità come mera continuità territoriale e abbiamo perso di vista l’articolo 3 della Costituzione. Abbiamo pari opportunità per sanità e istruzione? Mi pare di no». 

«Nell’ultimo anno abbiamo riscontrato una pressoché totale assenza di sensibilità al tema», racconta Michele Cossa, consigliere regionale dei Riformatori e presidente della commissione speciale per l’insularità. «Purtroppo il quadro è quello in cui nessuno ti regala niente: siamo pronti a una nuova mobilitazione, la stessa che ha portato alla riforma costituzionale», avverte Cossa.

I dettagli nell’articolo di Michele Ruffi su L’Unione Sarda in edicola e nell’edizione digitale

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