La Sardegna è agli ultimi posti, tra le regioni europee, per quanto riguarda l’indice di competitività del 2019 e, in Italia, è in fondo alla classifica. L’Isola si piazza al 234esimo posto, la Lombardia al 146esimo. Dati, questi, che danno conferma di difficoltà oggettive legate alla condizione insulare: in pratica una minor possibilità di sviluppo.

Il tema è emerso durante la seduta odierna della Commissione speciale per il riconoscimento del principio di insularità, presieduta da Michele Cossa (Riformatori sardi). In audizione sono stati ascoltati Giuseppe Fasolino, assessore del Bilancio, e Aldo Salaris, assessore dei Lavori Pubblici, con l’obiettivo di fare il punto sul percorso della proposta di legge all'esame della Camera e per definire i prossimi passi da fare affinché il testo non rimanga sulla sulla carta.  

"La Sardegna – ha detto Cossa - è sempre più vicina a ottenere il riconoscimento del principio di insularità, ma bisogna essere preparati a declinarlo in progetti e azioni concrete". La Giunta regionale sta già lavorando alla raccolta dei dati sul divario tra l’Isola e le altre regioni italiane ed europee per individuare le linee di intervento da proporre al governo in occasione degli incontri che si svolgeranno tra Stato e Regione, probabilmente subito dopo l'elezione del Presidente della Repubblica.

Cossa ha chiesto in particolare che il parlamentino da lui presieduto venga coinvolto nella fase preliminare della stesura delle proposte, così come sottolineato in una lettera firmata da lui e dal presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, e inviata al presidente della Regione, Christian Solinas.

Nel documento tecnico unitario, stilato dalla Direzione generale dei Lavori pubblici, e illustrato dall'assessore Salaris e dal direttore generale, Piero Teodosio Dau, viene analizzato l'European Regional Competitiveness Index (RCI, 2019), voluto dalla Commissione Europea per misurare i punti di forza e di debolezza delle regioni che fanno parte dell'Unione. Il dato serve per valutare la "capacità di offrire un ambiente attrattivo e sostenibile ad aziende e cittadini per vivere e lavorare", e mette in luce le difficoltà oggettive di regioni insulari come la Sardegna.

Ma tra gli indicatori presi in considerazione compare anche il prodotto pro capite, che nel 2018 vede la Sardegna al 338esimo posto tra le 513 regioni europee, il reddito pro-capite, che posiziona l’Isola al 297esimo posto rispetto alle regioni dell'Ue (dati 2017) e la specializzazione del lavoro, "che vede la concentrazione nel terziario principalmente rivolta al settore della pubblica amministrazione a conferma della bassa produttività in generale e in particolare del settore privato".

E l'indice relativo al livello di innovazione (Regional innovation Index RII) non va molto meglio: l’Isola è agli ultimi posti tra le regioni italiane, soprattutto nell'indicatore relativo all'innovazione di processo e di prodotto, alla presenza di imprese innovative e ai sistemi innovativi di mercato. L'unico dato positivo è relativo alla spesa in ricerca e sviluppo del settore pubblico, a cui di contro però si evidenzia una bassa spesa, sempre in ricerca e sviluppo, nel settore privato.

Per quanto riguarda le infrastrutture, l’indice posiziona la Sardegna al 203esimo posto tra le regioni europee e tra le ultime in Italia: un gap che riguarda prevalentemente la rete stradale e quella ferroviaria.

Per l'assessore Fasolino, con l'inserimento del principio di insularità in Costituzione si potrà parlare di “rinascita della Sardegna”, ma ha anche invitato tutti a vigilare affinché il percorso del testo di legge non venga bloccato da eventuali proposte di emendamenti.

(Unioneonline/s.s.)

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