Via libera dall'Eurocamera al nuovo Patto di migrazione e asilo. Un iter durato dieci anni e che fa parlare dunque di «intesa storica», con la Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen che chiude dunque il suo mandato portando a casa uno dei dossier cruciali di questa legislatura. L'ultimo sì dovrà ora arrivare dal Consiglio Ue, dove servirà la maggioranza qualificata dei 27 Paesi membri.

Sul senso politico del patto, la sintesi è nelle parole della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che si rivolge anche all’Italia: «Con il patto sulla migrazione nessun Paese sarà lasciato da solo, abbiamo introdotto un meccanismo di solidarietà obbligatoria: l’Europa migliore è l’Europa che si muove unita». Ma soprattutto: «Le norme rendono più sicuri i confini esterni proteggendo i diritti fondamentali delle persone».

Esulta anche la presidente dell'Eurocamera Metsola: «Abbiamo mantenuto la parole e fatto la storia, trovato un equilibrio tra solidarietà e responsabilità».

L’OPPOSIZIONE – L’obiettivo del nuovo Patto è stato fin dall’inizio riequilibrare le responsabilità e i pesi nella gestione dei richiedenti asilo tra i Paesi Ue. Una solidarietà ritenuta dai più necessaria ma che ancora ha trovato l’opposizione di Ungheria e Polonia, nonostante il cambio di Governo a Varsavia.

«Il Patto sulla migrazione è un altro chiodo sulla bara dell'Unione Europea», le parole del premier ungherese Viktor Orbán. «L'unità è morta – ha proseguito – confini sicuri non ci sono più. L'Ungheria non si arrenderà mai alla frenesia dell'immigrazione di massa. Abbiamo bisogno di un cambiamento a Bruxelles per fermare la migrazione».

IL VOTO – Le politiche migratorie, negli anni, hanno diviso Paesi membri, spaccato governi, mandato in frantumi alleanze. E il voto sul nuovo Patto non è stato da meno, anche con riferimento all’Italia. Fdi ha votato sì a gran parte del pacchetto, in linea con il governo ma in dissenso dai Conservatori e Riformisti e differentemente dai suoi alleati: Fi, totalmente a favore, e la Lega, contraria a più della metà dei testi e lontana dalla posizione del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. La votazione è durata un'ora ed è stata preceduta da una scia di suspense alimentata soprattutto dal dissenso interno ai socialisti: la delegazione francese ma soprattutto il Pd hanno annunciato infatti il voto contrario. Per i dem l'unica eccezione è stata rappresentata dal regolamento sulla gestione dell'asilo e la migrazione, che include il meccanismo di solidarietà. 

COSA PREVEDE – Il nuovo Patto, in sintesi, cerca di rispondere a un'esigenza di fondo: dare regole uniche in tutta Europa, dato che sinora non è stato così. Al centro della riforma c'è l'equilibrio tra responsabilità (da parte dei Paesi di primo approdo) e solidarietà (da parte degli altri). Basta dunque con un sistema disfunzionale che addossava agli Stati di frontiera, nel Mediterraneo ma non solo, tutti gli oneri di controllo ma poi permetteva ai migranti di sparpagliarsi per tutta l'Ue, creando l'odioso fenomeno dei movimenti secondari (spesso gente in fuga senza documenti), fonte di tensione tra i Paesi e d'insicurezza per gli stessi migranti.

D'ora in poi la nazione di primo approdo dovrà raccogliere la domanda di asilo, gestire la persona e la pratica in tempi rapidi, ma potrà contare sull'aiuto degli altri, o in termini ricollocamenti o contributi finanziari. Soprattutto, però, chi arriva da un posto del mondo non poi così disastrato e non ha diritto alla protezione dell'Ue verrà rimpatriato in tempi rapidi. O almeno, questa è l'idea. Cruciale adesso sarà l'attuazione delle nuove norme, molto complicate a livello tecnico. I 27 avranno due anni di tempo per farlo.

(Unioneonline/v.l.)

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