Urla, spintoni e caos nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali alla Camera. E il governo ne esce a pezzi, incassando ben quattro sconfitte su altrettanti emendamenti.

Tutte questioni di peso, che vanno dall’Ilva alla sperimentazione sugli animali, dall’aumento del tetto di contanti utilizzabili alle graduatorie della scuola.

Non proprio un incidente, tanto che Mario Draghi convoca i capidelegazione di maggioranza per una strigliata che suona come un ultimatum: “O mi garantite i voti o così il governo non può andare avanti”, ha detto in sostanza.

Il premier, appena atterrato dall’aereo dopo il Consiglio europeo di Bruxelles, è salito al Colle. Richiamato da Mattarella, viene sottolineato: per riferire della crisi ucraina certo, ma anche per parlare delle forti fibrillazioni in maggioranza che potrebbero via via aumentare con l’avvicinarsi delle elezioni politiche del 2023. E che preoccupano il Capo dello Stato.

Il tutto si chiude con un richiamo ai partiti di maggioranza, con Draghi che ha chiesto “un immediato chiarimento”. Ricordando anche il motivo per cui è stato portato a Palazzo Chigi e sottolineando che lui ha accettato “per fare le cose”.

I 4 NODI DELLA DISCORDIA – Quattro, dicevamo, i provvedimenti passati nonostante il parere contrario dell’esecutivo. Un dietrofront sul tetto al contante, che viene riportato a 2mila euro grazie a Lega e Fi che hanno votato con Fdi. Altro scossone si verifica sull'Ilva: la norma originaria cambiava la destinazione di parte dei fondi Riva che ora tornano a poter essere utilizzati per le bonifiche. In questo caso Pd e M5S hanno votato contro il parere dell’esecutivo.

Anche sulle graduatorie per l'Istruzione il governo aveva dato parere favorevole a una riformulazione che però è stata bocciata dalle commissioni. Come se non bastasse l'esecutivo è andato sotto anche sulla norma che prorogava la sperimentazione animale per soli sei mesi. L'emendamento approvato, con il parere contrario del governo, ha allungato la sperimentazione fino al primo luglio del 2025.

Giancarlo Giorgetti sintetizza alla perfezione il caos: “Se i capigruppo non controllano i partiti è grave, ma se li controllano e questo risultato è voluto è peggio”.

(Unioneonline/L)

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