Lasciate litigare i bambini
di Nicola LeccaI n tempo di cyberbullismo - in cui certi adolescenti portano al suicidio le ex fidanzate rendendo disponibili online i filmati dei loro rapporti sessuali - si proverà certo tenerezza per quanto si sta per leggere qui sotto.
A Cagliari, nel 1986, il telefono squillò in un piccolo appartamento di via dei Visconti. Ad abitarlo, una famiglia composta da madre, padre, un bambino di 10 anni e una bambina. Il telefono è grigio, a rotella, e il festival di Sanremo è appena cominciato. A cantare la sigla d'apertura, nelle sale del casinò, è Loretta Goggi.
L'uomo risponde: «Pronto, chi parla?».
Dall'altra parte, un padre si presenta. Cerca di mantenere la calma, ma è infuriato e presto esplode: «Suo figlio è un gran maleducato! Ed è anche cattivo!»
«E per quale motivo? Frequenta la quinta elementare. Non ha mai fatto del male a nessuno...».
«Invece ha rovinato la vita di mio figlio! Gli ha affibbiato un soprannome assurdo e ora tutti lo chiamano in quel modo. Pensi: quando torna a casa è talmente stravolto che piange per ore!».
«E quale sarebbe questo soprannome?».
«Lo chiama Giallino perché, nei giorni di educazione fisica, si presenta in classe con una tuta gialla».
«Conoscendo mio figlio, le posso assicurare che non l'ha certo fatto per male. D'altra parte, non mi pare un grave insulto e penso che i bambini dovrebbero risolversi queste cose fra loro, senza coinvolgere noi genitori. Lei è davvero convinto di proteggere suo figlio facendo una telefonata del genere? Io penso che tanto accudimento finirà per danneggiarlo».
Clic. La comunicazione si interrompe.
«Chi era, Papà?», chiede il bambino, incuriosito.
«Quelli dell'Auditel. Volevano sapere se stavamo guardando il festival di Sanremo», gli risponde il padre, che - a tempo debito, - affronterà l'argomento.