S cuole chiuse in tutta Italia da oggi e fino al 15 marzo. La notizia, tenuta in stand by per alcune ore e poi ufficializzata dal Governo in serata, segna una svolta clamorosa ma inevitabile nella gestione dell'emergenza coronavirus. Soprattutto mette noi sardi di fronte a una realtà alla quale, in qualche modo, ci eravamo forse illusi di poter sfuggire.

La decisione arriva nello stesso giorno in cui il virus dilaga in altri Paesi europei (la possibilità di una pandemia dunque aumenta) e l'Oms annuncia che il suo tasso di mortalità è calcolato intorno al 3,4 per cento, molto di più di una “semplice influenza”, come qualcuno si era spinto a dire.

E adesso? Inutile nascondersi che la situazione è seria. Ma proprio per questo è necessario non cadere nella psicosi. Forse, nella prima settimana di febbraio, quando il virus era già in circolazione, sono stati commessi degli errori fatali, e l'Italia ha gestito la vicenda con troppa faciloneria. Ma ora polemizzare non ha più senso, occorre fare quadrato, essere tutti più responsabili, dal Governo (che deve decidere per tutti) al ministro della Sanità, dal comitato scientifico ai presidenti delle Regioni, e giù giù fino a noi semplici cittadini che dobbiamo sforzarci di non assumere condotte che possano mettere a rischio la nostra e l'altrui salute. Limitare il contagio, in questo momento, è fondamentale. Forse un domani penseremo a tutto ciò come un brutto ricordo, magari ne rideremo anche, ma ora è imperativo non lasciare nulla al caso.
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