Messico, Canada e Cina. Sono questi i Paesi su cui – da domani – si abbatterà la scure dei dazi doganali decisa da Donald Trump. Un rincaro non uguale per tutti: + 25 per cento per i “vicini di casa” canadesi, un 10 per cento per gli altri due. «Canada e Messico hanno consentito un'invasione illegale di migranti e di fentanyl», ha spiegato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt. Il fentanyl è anche la causa delle tariffe contro la Cina. A chi le chiedeva un commento sulle parole del premier canadese Justin Trudeau, che ha promesso una risposta forte ai dazi americani, Leavitt ha risposto: Trudeau «farebbe meglio a parlare direttamente con Trump prima di rilasciare queste dichiarazioni ai media».

A guardare con attenzione alle mosse del governo Usa è anche l’Unione Europea, non risparmiata dalle critiche del presidente e dall’ombra dei rincari. Secondo il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, se l'Europa vuole evitare una guerra commerciale con Trump, deve acquistare di più dagli Stati Uniti, aumentare i bilanci della difesa e deregolamentare per rafforzare l'economia europea. Il vicepremier ha spiegato che un modo per affrontare ed evitare la minaccia dei dazi è creare «un clima virtuoso» acquistando più beni dagli Stati Uniti. Ma l'Europa non sembra essere al momento la priorità per Trump, almeno in termini di aumenti.

Il presidente - ha spiegato la Casa Bianca - non ha ancora preso una decisione sulla tempistica dei dazi per gli europei. Nell'immediato Trump vuole mantenere la sua promessa di colpire il Canada e il Messico responsabili, a suo avviso, del flusso di fentanyl negli Stati Uniti, oltre che degli arrivi di migranti. Smentendo le indiscrezioni dell'ultim'ora di trattative in corso e di un ripensamento con un possibile posticipo al primo marzo, Leavitt ha fatto chiarezza: le tariffe «scatteranno domani», 1 febbraio.

(Unioneonline/v.f.)

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