Ultimatum Usa a Netanyahu: «Aiuti a Gaza o blocchiamo le armi»
Un mese di tempo per «migliorare significativamente la situazione umanitaria» o stop al supporto militarePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il pressing di Joe Biden per cercare di contenere l'alleato Benyamin Netanyahu segna un nuovo capitolo nella lettera che il segretario di Stato Antony Blinken e il segretario alla Difesa Lloyd Austin hanno inviato al ministro per gli Affari strategici israeliano Ron Dermer. In cui, nella sostanza, affermano che Israele ha un mese di tempo per migliorare significativamente la situazione umanitaria a Gaza. Diversamente, rischia di non ricevere più armi dagli Stati Uniti.
I toni della missiva, di cui Times of Israel pubblica l'originale, sono naturalmente diplomatici e formali ma il senso è quello dell'ultimatum: gli Usa mantengono il loro sostegno incrollabile, Israele onori i suoi impegni.
Le richieste di Blinken e Austin si concentrano su tre punti in particolare: aumentare la fornitura di aiuti umanitari alla Striscia entro l'inizio dell'inverno, facilitare la consegna attraverso la Giordania, porre fine all'isolamento della zona nord dell'enclave.
Intanto però sono arrivati in Israele un team avanzato di militari Usa e componenti per il funzionamento della batteria di difesa aerea Thaad (Terminal High-Altitude Area Defense). Altri militari e munizioni arriveranno nei prossimi giorni, ha fatto sapere il Pentagono. Il sistema comprende lanciatori, intercettori, apparecchiature radio e radar e richiede 95 soldati per funzionare. Il Thaad è considerato complementare al Patriot, ma può difendere un'area più ampia colpendo bersagli a distanze di 150-200 chilometri. Un sostegno importante per le difese aeree dell'Idf, che dopo dopo un anno di guerra conta una riduzione dell'arsenale e una "carenza critica" di missili intercettori, secondo il Financial Times, ma anche fonti militari interne.
La decisione di Biden di inviare un sistema di difesa con un centinaio di militari Usa per operarlo, secondo la lettura fornita da alcuni esperti americani, mirerebbe ad allentare le tensioni, frenando sia Gerusalemme che Teheran da attacchi più ampi e passi militari azzardati.
Netanyahu da parte sua ha mostrato però di non gradire le continue fughe di notizie degli ultimi giorni. In particolare quelle trapelate oltreoceano sulle reali intenzioni di Israele nella scelta degli obiettivi da attaccare in Iran. Così, nel cuore della notte tra lunedì e martedì, il premier ha buttato giù dal letto i funzionari del suo ufficio per rispondere all'edizione del Washington Post appena stampato. "Ascoltiamo i pensieri del governo americano, ma prenderemo le nostre decisioni finali in base alle esigenze di sicurezza nazionale di Israele", recita la nota ufficiale, respingendo il titolo del Wp secondo cui Bibi avrebbe detto a Biden che l'Idf non attaccherà i siti petroliferi o nucleari iraniani.
La data della rappresaglia, ha rivelato il Post, sarà prima delle elezioni americane del 5 novembre.
(Unioneonline/v.l.)