"In base alla legge egiziana oggi la mia legale presenterà al giudice tutte le prove e le evidenze e poi aspetteremo la decisione finale che potrebbe arrivare già oggi anche se il magistrato potrebbe rinviarla di qualche giorno o anche una settimana".

Così, questa mattina, Patrick Zaki, lo studente egiziano dell'Università di Bologna, circa il processo sulla diffusione di notizie false che dovrebbe concludersi oggi a Mansura.

Poi l’aggiornamento, per voce di Patrick stesso: il processo è stato aggiornato al 6 aprile.

Patrick Zaki, pur ammettendo di essere "preoccupato" per le passate accuse di istigazione al terrorismo che la Procura egiziana aveva mosso sulla base di post su Facebook, ha detto di non ritenere che questo dossier verrà mai riaperto. E dunque nonostante il rischio di altri 5 anni di carcere in Egitto, da parte sua e da ambienti vicini allo studente e attivista si respira aria di cauto ottimismo.

"Certo, sono preoccupato ma non penso che possano farlo. Perché dovrebbero farmi questo? Non c'é ragione", ha detto ancora Zaki.

I dieci post pubblicati su un profilo che lui ritiene falso erano stati alla base dei 19 mesi di custodia cautelare in carcere che avevano preceduto l'apertura, a settembre, del processo nella sua città natale sul delta del Nilo. Le accuse iniziali basate sui post avevano configurato fra l'altro i reati di "diffusione di notizie false, incitamento alla protesta e istigazione alla violenza e ai crimini terroristici" facendogli rischiare 25 anni di carcere.

Il procedimento riaggiornato ad aprile è invece incentrato esclusivamente su un suo articolo del 2019 sulle discriminazione dei cristiani egiziani. E per la mera "diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese" ipotizzata in merito all'articolo, la pena massima è di cinque anni di reclusione.

"Spero che tutto vada bene. Sono un po' ottimista e incrociamo le dita affinché accada qualcosa di buono", ha detto lo studente dell'ateneo bolognese. "Subito dopo proverò a tornare a Bologna – ha poi aggiunto – spero molto presto”. Alla domanda su quale sarà la "prima cosa" che farà nel capoluogo dell'Emilia-Romagna, l'attivista e ricercatore ha risposto: "Andrò in Piazza Maggiore, e poi all'università".

In occasione dell'udienza, su richiesta italiana, sono arrivati a Mansura diplomatici di Italia, Usa, Germania, Spagna, Belgio oltre ad una legale in rappresentanza dell'Unione europea. 

I rappresentanti dei cinque Paesi sono intervenuti nell'ambito di un monitoraggio processuale europeo di cui l'Italia è promotrice. L'Italia, con altri Paesi a rotazione, ha seguito tutte le udienze dell'ormai biennale vicenda giudiziaria dello studente. 

(Unioneonline/v.l.)

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