Lo scandalo delle violenze sessuali sistematiche imputate a Mohamed Al Fayed - il defunto miliardario egiziano trasferitosi nel Regno Unito e padre di Dodi, che morì insieme alla principessa Diana nell'incidente d'auto del 1997 - si allarga a macchia d'olio diventando un caso legale internazionale sulla scia della battaglia avviata dal movimento Metoo.

Sono 150 le donne che in seguito al documentario della Bbc su Mohamed Al Fayed si sono fatte avanti per denunciare le molestie subite dal magnate un tempo proprietario dei magazzini di lusso Harrods a Londra (fino al 2010) e dell'hotel Ritz di Parigi, dove le presunte vittime - originarie di diversi Paesi, inclusi Italia, Malaysia, Australia, Romania, Usa e Canada - lavoravano «tra episodi di stupri e molestie sessuali» perpetrati «nell'arco di 25 anni».

In questi termini si è espresso il team legale impegnato nella causa civile per danni concentrata contro gli attuali proprietari - il fondo sovrano del Qatar - dell'esclusivo centro commerciale nella capitale britannica che impiegava gran parte delle ex dipendenti coinvolte.

«Al Fayed era un mostro e poteva agire grazie al sistema», ha dichiarato l'avvocato Dean Armstrong, sottolineando quanto il miliardario morto nel 2023 a 94 anni fosse in vista e influente nel Regno soprattutto tra gli anni Ottanta e Novanta, nel corso di una conferenza stampa in cui è emerso che tra le accusatrici del magnate la più giovane aveva 16 anni al momento dei fatti contestati.

Non solo, il team legale, che comprende come figura di spicco Gloria Allred, impegnata in precedenza in battaglie nei tribunali degli Usa in difesa delle donne vittime di vip, ha affermato che lo scandalo Al Fayed «combina alcuni degli elementi più abietti» dei casi di altri predatori sessuali seriali tristemente famosi come Jimmy Savile, Jeffrey Epstein e Harvey Weinstein. A rendere pubblica la vicenda è stata la Bbc in un documentario shock dal titolo "Al-Fayed: Predator at Harrods”: oltre 20 donne si erano fatte avanti con le loro storie di molestie e violenze fra le tante proprietà del miliardario (a partire dagli appartamenti di lusso) e gli ambienti vip da lui frequentati, a Londra, Parigi, Saint Tropez e Abu Dhabi.

Molte delle sue presunte vittime hanno affermato di essersi decise ora a raccontare la loro storia, nonostante gli anni trascorsi dai fatti contestati, dopo essere state in disaccordo con il ritratto di Al Fayed, a loro avviso fin troppo edificante rispetto al personaggio, emerso nella serie di Netflix “The Crown”, sulle vicende della famiglia reale britannica. La causa civile a nome delle 'superstiti' non è stata ancora depositata e il team legale punta così a un risarcimento da parte di Harrods in via extragiudiziale, in base alla responsabilità dell'azienda anche se per fatti precedenti all'ingresso degli attuali proprietari.

(Unioneonline)

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